Harmony of The Seas, il viaggio inaugurale della nave da crociera più grande del mondo: il nostro diario di bordo

Domenica 5 Giugno 2016 di Andrea Andrei
Harmony of The Seas, il viaggio inaugurale della nave da crociera più grande del mondo: il nostro diario di bordo

Siamo saliti a bordo per il viaggio pre-inaugurale della Harmony of The Seas, gigante del mare di Royal Caribbean. Nel viaggio, che è partito e arrivato a Barcellona e che è durato due giorni e mezzo, abbiamo avuto modo di provare com'è la vita a bordo della nave da crociera più grande al mondo. Ecco il nostro diario di bordo. (La fotogallery è in fondo)


Diario di bordo della Harmony of the Seas

Giorno 1
Barcellona – Porto, Terminal B. Ore 12.30


Prima regola: non giudicare mai la grandezza di una nave se non ci si è proprio sotto, o dentro. Seconda regola: se si decide di partire per una crociera, dimenticare in toto il concetto di molo come lo si conosce. Terza regola, che comprende anche le precedenti due: prepararsi a mettere in discussione il concetto di distanza a cui si è abituati.



Esempio pratico: se siete al porto di Barcellona in corrispondenza dell'ingresso del molo e vedete la nave sulla quale vi dovete imbarcare avendo la netta impressione che tutto sommato è vicina e pensate: “Ma perché prendere il taxi, saranno dieci minuti a piedi e poi è una così bella giornata”, beh, non fidatevi di voi stessi, e fermate di corsa il primo taxi che passa. Ma di corsa, prima di cambiare idea. Perché altrimenti, il fatto che in confronto a quella nave il grattacielo del World Trade Center che sta lì vicino non è poi tanto grande, è una cosa che scoprirete solo dopo parecchio tempo, quando cioè vi presenterete all'area del check-in con l'aria di un sopravvissuto e con la camicia bagnata di sudore, e guarderete le decine di hostess che vi accolgono con un sorriso smagliante nonostante il vostro aspetto poco dignitoso come se fossero un'apparizione divina.



L'arrivo sulla Harmony of the Seas, la nave da crociera più grande del mondo, nel caso del sottoscritto che non ha scelto di prendere il taxi, è stato perciò un po' traumatico. I controlli di sicurezza sono del tutto simili a quelli di un aeroporto, perciò un po' lunghi, ma è un'attesa che, specie di questi tempi, si fa volentieri. Inoltre dà modo di abituarsi alla nuova dimensione, sconfinata, della nave. Prima di salire, quando alla fine di una scala mobile si apre una porta a vetri e compare con un colpo di scena la spettacolare prua, si resta a dir poco affascinati, quasi intimoriti. Si attraversa un lungo tappeto rosso, che porta all'ingresso vero e proprio. E di lì si entra in un altro mondo. La primissima impressione è quella di una specie di grande centro commerciale di lusso. Musica di sottofondo, decine di ristoranti, bar e negozi, luci e installazioni di ogni tipo.



Dopo che ci si guarda intorno per un po' senza però fare un passo e con la faccia di chi si chiede: “E ora, dove vado?”, ci si decide finalmente a chiedere un'informazione a una delle tante commesse sorridenti e ci si avvia verso gli ascensori, (in tutto 24, a seconda del lato della nave), per raggiungere il ponte, cioè il piano, in cui si trova la propria cabina. Passando attraverso i vari ponti con un ascensore a vetri, ci si comincia a rendere conto della vastità della nave, e che probabilmente non basteranno due giorni per girarla tutta. E se poi si incontra casualmente Gianni Rotondo, General Manager di Royal Caribbean Italia, che vi confida che dalla mattina già si è perso tre volte, ci si rassegna che sì, la “Harmony” è immensa davvero. Viverlo in prima in persona fa più effetto dei numeri, già abbastanza impressionanti: 226.963 tonnellate di peso; più di 362 metri di lunghezza per oltre 65 metri di altezza; una ricettività di 6.780 ospiti più un equipaggio di 2.100 persone; sette ponti attrezzati con negozi, ristoranti, piscine, aree sport, aree relax con spa, punti panoramici.



Ho detto cabina? Pardon, stanza. Quella del sottoscritto è una “Superior Ocean View Stateroom with balcony”, situata al ponte 7, dove per raggiungerla bisogna percorrere un lunghissimo corridoio. Su ogni piano, subito fuori dagli ascensori, c'è una guida interattiva che disegna il percorso da effettuare in base alla propria destinazione. La stanza ha un letto matrimoniale, un divano letto, una scrivania, bagno privato con ampia doccia. In tutta la nave ci sono 2.747 stanze, di cui 1.768 sono dotate di balcone e 46 sono attrezzate per i disabili.



Ci diamo una rinfrescata, poi usciamo. E qui di nuovo la domanda: “Dove andiamo?”. Il programma delle attività è impressionante: si può andare in piscina e provare il temibile “Ultimarte Abyss”, lo scivolo più alto mai realizzato su una nave, oppure andare in sala giochi, a fare una partita ad air hockey. Ma vista la lunga camminata della mattina, optiamo più semplicemente per un pranzo.

Il morale della ciurma è un po' disorientato, leggermente stanco, ma decisamente alto.


Giorno 1
Barcellona – A bordo, ponte 5, salone “Silk”. Ore 16.45


Mentre sorseggiamo un drink affacciati sul mare sulla terrazza del ponte 15, una voce irrompe negli altoparlanti. La voce, maschile e in lingua inglese, ci informa che dobbiamo tutti confluire verso il punto di raccolta: è il momento dell'esercitazione che ci mostrerà le procedure di sicurezza. In pochi minuti sul ponte arrivano diversi membri dell'equipaggio, che con modi gentili ma decisi ci fanno alzare e ci indicano la direzione da seguire. Ognuno di noi, sulla card che serve ad aprire la porta della propria stanza, ha un codice. Nel mio caso è F3, il punto di raccolta per me è sul ponte 5. Gli ascensori si affollano. Appena arrivati sul ponte 5 si sente suonare l'allarme. Il personale ci indica la direzione e ci esorta a non perdere tempo. Arriviamo in un ampio salone dallo stile orientale, dove veniamo fatti accomodare a dei tavolini. Anche se l'atmosfera è rilassata, è impossibile non pensare a quello che nessuno qui ha il coraggio di nominare: il naufragio della Costa Concordia, a come l'atmosfera gioviale, di relax, che si respira su una nave del genere possa trasformarsi in poco tempo in un inferno. Ci viene spiegato il funzionamento dei salvagenti, e cosa fare nel caso scattasse l'allarme. A questo punto la nave è pronta per salpare. L'atmosfera torna rilassata come prima, e tutti corrono di nuovo verso piscine e bar.



Sul ponte 8 incontriamo il General Manager italiano di Royal Caribbean, Gianni Rotondo. Ci spiega che la Harmony of the Seas arriverà anche a Roma, nel porto di Civitavecchia, il prossimo 6 luglio. Farà rotta verso Napoli, Barcellona, Palma di Maiorca per poi arrivare in Provenza e infine a La Spezia, il tutto in 7 notti. Per partecipare, i biglietti (che stanno per finire) vanno dagli 800 ai 1700 euro (suite escluse), ma è praticamente tutto incluso, compresi i ristoranti. Si pagano solo le bevande alcoliche. «Chi vuole imbarcarsi con i bambini, per quelli dai 3 agli 11 anni abbiamo un programma dedicato, “Adventure Ocean”, per cui vengono affidati a personale altamente qualificato, laureato in pedagogia e con diversa esperienza alle spalle», spiega Rotondo, «mentre per i più piccoli, dai 6 mesi ai tre anni, c'è un servizio a pagamento».

Ma quanti italiani scelgono la crociera per passare le proprie vacanze? «In Italia Royal Caribbean ha circa due milioni di passeggeri – afferma Rotondo – ma la maggior parte degli ospiti sono stranieri. Ad agosto gli italiani rappresentano il 20-25%. Ma stiamo crescendo: il fatturato ha fatto un balzo del 25% nel 2016 grazie al fatto che si tratta di viaggi che si prenotano con largo anticipo (6-8 settimane prima della partenza) e che, anche se i prezzi sono saliti ultimamente, i servizi sono ulteriormente migliorati».

Intanto la nave è uscita dal porto. Resterà in mare per le prossime 36 ore.


Giorno 1
In mare – A bordo, in cabina. Ore 1.50


È strano: ho sempre pensato che il tempo, su una nave da crociera, passasse molto, anzi troppo lentamente. E invece è il contrario: qui le ore passano e nemmeno te ne accorgi. Ragione per cui fare le ore piccole è più semplice del previsto. Sarà perché il calendario dell'intrattenimento a bordo è ricco di appuntamenti, tanto che dispiace dover scegliere ed essere così costretti a perdersi qualcosa, ma sarà pure che fuori dai teatri le cose da fare non mancano.

Andiamo per gradi e, visto che a pancia piena si ragiona meglio, cominciamo dalla cena. Ce n'è per tutti i gusti: oltre ai 12 ristoranti compresi nell'offerta, in cui gli ospiti possono mangiare senza alcun sovrapprezzo e dove si possono gustare hamburger, panini e pizza ma anche molti diversi piatti della cucina internazionale, ce ne sono alcuni “d'eccellenza”, come il “Jamie's Italian" o il "150 Central Park". Noi abbiamo provato proprio quest'ultimo, situato nella cosiddetta zona del “Central Park”, bellissimo viale sul ponte 8 in stile americano dove abbonda la vegetazione e sul quale affacciano i ristoranti più belli.



Atmosfera di classe, con il cameriere che, dopo essersi presentato, vi accompagna nella scelta e nella degustazione dei piatti. Un menu con poche pietanze ma estremamente selezionate, fra cui gli ottimi gnocchi di aragosta e una superba bistecca di maiale tagliata sul momento. Anche se lo sfizio maggiore sono i sei diversi tipi di sale che vengono portati a inizio pasto insieme a pane e burro: da provare assolutamente quello indiano e quello di Washington, rispettivamente dal sapore di uovo e di affumicato. Due varietà che ci siamo già ripromessi di cercare a Roma, una volta tornati. Uno dei camerieri ci racconta che in questo ristorante si può riservare il proprio tavolo online prima della partenza e che di solito, su una crociera di 7 giorni, è già tutto prenotato diversi giorni prima di salpare. Ci sono due menu: uno a 45 euro che comprende un antipasto e un piatto principale, e un altro a 89 euro con due antipasti, un piatto principale e il vino.



Una volta sazi, la serata può iniziare davvero. Su ogni ponte ci sono show diversi, dai musical come Grease al cabaret, passando per gli spettacoli acquatici e quelli di pattinaggio sul ghiaccio, come il “1887”. Poi, tanta musica e tanto alcol fino a notte fonda. Passeggiare per la nave, su e giù per i vari ponti, è una continua scoperta di musiche (tutte rigorosamente dal vivo) e atmosfere diverse: dal gruppo rock sul ponte 5 al cantante country nel pub in stile scozzese, fino ad arrivare alla musica reggae sul ponte 8 e al bellissimo “Jazz on 4”, localino stile Usa anni '30 sul ponte 4 in cui si esibiscono i “Manny Kellough All Stars”, un'irresistibile jazz-band composta da pianoforte, contrabbasso, batteria e da una voce femminile talmente suadente da perdere il conto dei drink con pericolosa facilità. Una sensazione che conoscono bene i tanti ospiti della nave che si trascinano da un locale all'altro con andamento incerto, che ridono sguaiatamente e che ti spintonano per avvicinarsi al bancone. Anche per loro, forse, è arrivato il momento di tornare in stanza, magari dopo una veloce puntata ai tavoli verdi del Casino Royale. Tanto si sa che la fortuna aiuta gli audaci.



Fuori al balcone della stanza il panorama del mare blu e sconfinato ha lasciato il posto a un buio indistinto. Si ha di colpo l'impressione, un po' spaventosa, di essere nel mezzo del nulla. Ma basta alzare lo sguardo e vedere le stelle, luminosissime da restare a bocca aperta, per andarsene a letto sereni come non accadeva da tempo.


Giorno 2
In mare – A bordo, plancia di comando, ponte 14. Ore 15.00


Ed eccoci qui, nelle viscere del mostro. Scendendo al ponte 2, accessibile solo dai membri dell'equipaggio, si abbandona bruscamente il mondo “patinato” della crociera e si entra in un luogo non meno pieno di vita. Una lunghissima via percorre la nave da parte a parte. È abbastanza stretta, ma bisogna stare attenti ad attraversarla, perché è un via vai continuo di carrelli che trasportano di tutto: rifiuti e biancheria sporca ma anche rifornimenti di cibo e bevande. Siamo lì dove tutto ha origine, il luogo rumoroso e caotico che provvede a nutrire e poi a smaltire i rifiuti del gigante del mare. Ci sono cuochi, operai, inservienti, camerieri, in un immenso melting pot.



Qui si trovano macchinari che permettono di compattare e differenziare i rifiuti: ci sono cumuli di vetro sminuzzato da una parte, montagne di cartone dall'altra, blocchi formati da lattine schiacciate, addirittura una grande busta piena fino all'orlo di tutte le ceramiche (tazze, tazzine, piatti e piattini) che sono andate distrutte. E tutto prodotto in un solo giorno. Si ha anche un'impressione, seppur abbastanza sommaria, di quanto alcol si sia consumato a bordo. E così, a un primo sguardo, è davvero parecchio.



A pochi metri di distanza si entra invece nella sala di controllo dei consumi e dell'energia elettrica, dove lavora una parte degli ingegneri della nave. Ci sono squadre dedicate per ogni cosa: dal funzionamento delle singole stanze alla sicurezza generale, passando dal carburante. C'è n'è poi una dedicata esclusivamente all'aspetto ambientale, che vigila sul rispetto di tutte le norme ecologiche. «Questa nave si autoalimenta, è in grado di produrre da sola tutta l'energia di cui ha bisogno, dosandola a seconda delle esigenze e con il minimo impatto ambientale», spiega l'ingegnere a capo della squadra, «È del 20 per cento più efficiente delle navi che l'hanno preceduta». Tutto funziona, ovviamente, grazie all'acqua del mare, che viene ad esempio trasformata in vapore e poi utilizzata per alimentare le turbine che fanno funzionare i motori. Ma la stessa acqua viene trattata e resa potabile, e poi portata alle piscine come nelle cabine.

La seconda tappa del dietro le quinte ci porta invece direttamente sulla plancia di comando, al “timone”. Timone si fa per dire, visto che i marchingegni che governano questa bestia fra le onde sono moltissimi, e divisi in tre parti: una centrale e due laterali, per controllare la nave in tutta la sua larghezza. E qui ecco la sorpresa: nel momento in cui arriviamo, mentre il capitano, Gus Anderson, è impegnato a spiegarci il funzionamento dei dispositivi presenti nel grande ponte di comando, a dirigere le operazioni c'è un italiano, il primo ufficiale Michele Coppola, di Piano di Sorrento. Tanto perché non perdiamo mai la nomea di grandi navigatori, nonostante Schettino.



Qui, vedendo la mastodontica struttura necessaria a far camminare la nave, la tragedia della Concordia sembra ancora più inspiegabile. Il capitano, interpellato direttamente sulla questione, dribbla completamente la domanda, limitandosi a dire che è una sciagura che l'ha molto colpito e che per dare un giudizio su cosa possa essere accaduto avrebbe bisogno di più elementi e di molto più tempo di una semplice chiacchierata. Poi ci mostra la procedura d'emergenza in caso di incidente: c'è una stanzetta con un semplice tavolo al centro. Un tavolo sguarnito di qualsiasi tipo di dispositivo tecnologico. Un tavolo, che nel momento in cui tutta la tecnologia fallisce, torna ad essere l'unico appiglio. È il tavolo su cui si stendono i piani di emergenza e di evacuazione. La stanzetta è accessibile solo al capitano e ai suoi stretti collaboratori, è possibile chiuderla perché resti separata dal resto della plancia. È così che funziona, in quei casi: c'è chi resta al timone, più lucido possibile, mentre qualcun altro, in una stanza accanto, decide per tutti. Le dure regole della navigazione.



«Voi vedete me che parlo, ma io sono soltanto il volto di questa nave. La Harmony è guidata da tutti loro», ci tiene a dire il capitano, indicando la sua squadra, di una decina di persone, fra cui anche alcune donne. «E comunque, che sia la più grande del mondo non vuol dire che sia più complicata da gestire. Ha bisogno di maggiori attenzioni e chi la guida ha una grande responsabilità, è vero, ma può anche contare su una tecnologia nuovissima, all'avanguardia. È la nave migliore che un capitano potrebbe desiderare di comandare».

E infine uscimmo a riveder le piscine.


Giorno 2
In mare – A bordo, in cabina. Ore 1.13


Il nostro non sarebbe stato un viaggio completo se, subito dopo aver visitato gli “inferi” della nave non fossimo passati direttamente al “paradiso”. Sul ponte più alto, il 17esimo, in una zona lontana da tutti gli altri alloggi, sorgono le suite. Disposte su due piani, con la zona giorno in basso e quella notte in alto, godono di una vista spettacolare sul mare. Le più impressionanti sono tre: la “Sky loft suite with balcony”, la “Crown loft suite with balcony” e la “Royal loft suite”. Basti dire che questi piccoli appartamenti rappresentano il concetto di lusso propriamente detto. La Royal, talmente spettacolare da sembrare esagerata, ha un lungo tavolo con divano nella zona inferiore, un altro tavolo per la cena e un cucinino con un'ampia finestra che conduce a un terrazzo arredato con vari tipi di sdraio e tavolini, oltre a una jacuzzi e a una specie di bancone in marmo attrezzato con un lavandino, per dare modo al maggiordomo che si occupa della gestione della casa di preparare dei drink al momento. Ma il meglio è la zona notte, al piano di sopra: dietro al letto “king size” si sviluppa una cabina armadio da cui si accede al bagno, dotato di splendida jacuzzi vista mare, doppi lavandini, e anche di doppia doccia, giusto per far capire che la moderazione non è di casa. Qui c'è anche il bidet, che su una nave è un lusso che solo pochi eletti possono permettersi. Un vero segno distintivo.



Chi alloggia in una di queste suite ha diritto anche all'uso esclusivo della Suite Lounge, un'area dalla vista mozzafiato con una reception dedicata, in cui potersi accomodare e ordinare da bere oppure cenare, “dominando” dall'alto l'intera crociera e il mare circostante. Un'esperienza, quella della visita alle suite, che non fa bene al morale: tutto d'un tratto la nostra bella cabina ci sembra ridicolmente piccola. Ma tanto ormai abbiamo capito che la percezione delle dimensioni e degli spazi, su questa nave, è un qualcosa che varia di continuo. Ce ne rendiamo di nuovo conto quando torniamo in stanza e ci affacciamo al balcone: la nave viaggia spedita, e guardando in basso, tutto sommato, il mare sembra vicino. Ed è così che si comprende uno degli aspetti più importanti: rispetto al mare anche questo gigante è ben poca cosa.



A proposito di percezione, abbiamo visitato anche le cabine interne, situate al ponte 4, che non hanno balconi. In compenso però ne hanno uno virtuale. Ebbene sì, dietro le tende di queste stanze c'è uno schermo che proietta ciò che accade fuori. Questi display permettono in effetti di attenuare la sensazione un po' claustrofobica che può dare una camera priva di aperture sull'esterno. Non è una tecnologia banale e anzi è stata parecchio studiata, visto che ciò che viene mostrato sullo schermo deve seguire le lievi oscillazioni che si possono avvertire a bordo in caso di mare particolarmente mosso.



Ciò non deve spaventare chi soffre di mal di mare: essere a bordo di un bestione del genere, in grado di arrivare a una velocità di 20 nodi, da questo punto di vista ha dei grossi vantaggi. Salvo casi veramente eccezionali, in crociera di solito si viaggia perfettamente in piano.

Dopo il lungo “tour” delle cabine, ci rilassiamo finalmente in una jacuzzi con acqua calda affacciata a picco sul mare. Le altre piscine via via si svuotano, sia perché nello stile americano alle 18.30 è già ora di cena (per chi vuole, ovviamente, anche se non sono pochi), sia perché il vento fresco che tira sui ponti esterni incoraggia molti a spostarsi all'interno. Non che lì faccia più caldo, anzi. Il freddo è una sensazione che si prova spesso qui, specie negli ambienti interni. L'aria condizionata è perennemente accesa per evitare che gli ospiti, che devono condividere spazi seppur ampi con una grande quantità di persone, possano sentirsi oppressi dal caldo. E poi il freddo, insieme ai lavandini sparsi dappertutto e ai distributori di gel antibatterico, dà sicuramente una sensazione di pulito che è essenziale, e a cui il management della nave tiene moltissimo.

Ma dicevamo delle attrazioni. Chi ha voglia di divertirsi, opta per il nuovissimo “Ultimate Abyss”, lo scivolo più alto mai istallato su una nave da crociera (dal quale provengono urla di terrore poco rassicuranti), o per “Perfect Storm”, gli scivoli d'acqua, ma anche per “Flowrider”, il simulatore di surf. Oppure ancora per un'arrampicata o per la “Zip Line”, che consiste nel superare lo strapiombo profondo 9 piani al centro della nave agganciati a una carrucola. Insomma, a bordo l'adrenalina non manca.



Il programma dell'ultima serata prevede una lauta cena nella “Main Dining Room”, il grande salone del ponte 4, e poi due show: lo scatenato “Grease” e lo spettacolo acquatico “The fine line". Quest'ultimo, che ha attirato una folla tale che difficilmente gli ultimi arrivati riescono solo a vedere il palco-piscina, è stato sospeso per problemi tecnici fra i fischi copiosi del pubblico. Il quale poi, per consolarsi, si è subito diretto in massa verso i vari locali per un bel drink, magari fatto dal “Bionic Bar”, il barman robotico di fabbricazione italiana che miscela dei cocktail con una precisione scientifica, e che è una delle novità di cui Royal Caribbean va più fiera. Il gran finale comunque non c'è stato, ma è forse l'unica cosa “grande” che sia mancata in questa esperienza.



Intanto fuori si vedono distintamente le luci di Barcellona: la Harmony of the Seas punta verso il porto.


Giorno 3
Barcellona, ore 12.00


La sveglia è stata traumatica, quasi sadica. Dopo averci coccolati per due giorni, la nave ci sta letteralmente cacciando: entro le 8 bisogna lasciare le stanze e raggiungere le navette che portano in centro città, alla stazione o all'aeroporto. Vi lascio immaginare le facce delle persone in fila con trolley al seguito al Cafè Promenade, sul quel ponte 5 che le aveva accolte in tutto il suo splendore un po' kitsch. Sedotti e abbandonati, ecco. «Certo che un giorno in più potevano darcelo», azzarda qualcuno. Ma chissà se un ospite che sulla nave ci è rimasto una settimana fa le stesse considerazioni. Le attività dell'equipaggio sono frenetiche: devono preparare la Harmony a imbarcare altri passeggeri, visto che stasera parte il vero e proprio viaggio inaugurale, che toccherà anche Roma.

Pernottare su una nave del genere è un'esperienza da fare, su questo non c'è dubbio. Sperimentare com'è lasciare improvvisamente il mondo conosciuto per entrare in una dimensione completamente diversa è forse l'aspetto più interessante. Una vacanza in crociera è perfetta per chi vuole, più di ogni altra cosa, una scusa per staccare con la routine e godersi un pieno, profondo relax. È pure una buona occasione per spegnere il cellulare, anche perché telefonare a bordo costa 30 euro al giorno e navigare con il wi-fi super veloce 13 dollari.



La nave è come una giostra: ha le sue regole ferree, continua a girare nello stesso modo indipendentemente da chi ci sale, e soprattutto è effimera. Intendiamoci, il relax è reale, ma al contempo una vacanza in crociera non ti “arricchisce” particolarmente. Certo, gli appassionati di antropologia avrebbero parecchi casi su cui studiare, vista la grande varietà della clientela. A parte questo, di certo non è il tipo di vacanza più adatta a chi abbia voglia di visitare ed esplorare nuove città: il tempo a disposizione per le escursioni è comunque limitato. Ma è questione di gusti.

Scendere nei vari porti è, nel caso di una crociera simile, un'attività complementare. Il centro è la nave, attorno alla quale tutto ruota, come fosse una sorta di divinità, immensa, pulsante di vita ma immutabile. Capace di dispensare gioie e divertimento per poi diventare spietata, come abbiamo sperimentato noi nel percorrere a ritroso il tappeto rosso che ci aveva accolti. Quel tappeto che è già pronto a ricevere qualche altro fortunato al posto nostro, che poi a sua volta sarà abbandonato e tornerà, non senza un po' di malinconia, alla vita di tutti i giorni. Un nuovo giro di giostra sta per cominciare.

andrea.andrei@ilmessaggero.it
Twitter: @andreaandrei_
 

 

Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 05:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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