Navalny, giallo senza fine: i lividi sul corpo, le convulsioni, lo scambio (fallito) di prigionieri

La Bild: con il decesso, sfumato l’accordo per liberarlo in cambio di un agente di Mosca

Domenica 18 Febbraio 2024 di Raffaella Troili
Navalny, lividi sul corpo «a causa delle convulsioni»: la salma in obitorio in Siberia. Il caso dello scambio (fallito) di prigionieri

Uno scambio di prigionieri tra Casa Bianca e Cremlino, la morte improvvisa a poche ore dalla liberazione, quando appena il 12 febbraio, la madre Lyudmila diceva di averlo visto «vivo, sano e felice». Il caso Navalny riaccende una spy story fatta di ricatti e negoziati che in questi anni ha coinvolto Mosca, Washington e Berlino. Mentre una fonte citata da Novaya Gazeta (un paramedico che ha riportato quanto visto da colleghi) riferisce che la salma di Alexei Navalny si trova ora nell’obitorio dell’ospedale di Salekhard e che sul corpo sono stati individuati lividi forse provocati da convulsioni e uno al petto compatibile con il massaggio cardiaco, il quotidiano tedesco Bild rivela che il dissidente sarebbe morto il 16 febbraio. «Giorno di inizio della Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Esattamente un mese prima delle elezioni presidenziali in Russia.

E forse poco prima della sua possibile liberazione». A quanto pare due giorni prima dell’inizio della Conferenza, era circolato sui media un «no-comment» del Cremlino su un possibile scambio di prigionieri con gli Usa, che chiedevano il rilascio dell’ex marine e consulente per la sicurezza Paul Whelan e del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, entrambi detenuti nelle carceri russe con accuse di spionaggio. Il giorno prima il Segretario di Stato Antony Blinken aveva dichiarato di aver parlato con Whelan in una rara telefonata concessa dalle autorità russe. 

Navalny, la visita degli 007 russi prima della sua morte: telecamere disconnesse. Il corpo in un obitorio siberiano: presenta lividi

Trattative erano in corso e con esse forse la liberazione sfumata di Navalny. Perché in cambio Putin voleva riavere l’«assassino di Tiergarten», Vladimir Krasikov, un agente responsabile dell’omicidio avvenuto il 23 agosto 2019 nel parco berlinese del dissidente georgiano-ceceno Zelimchan Kangoshvili. Il presidente russo lo aveva accennato in un’intervista con Tucker Carlson. «Si parlava della possibilità che Putin, in cambio, rilasciasse Navalny», scrive Bild. Proprio a dicembre Putin aveva dichiarato di volere che Mosca e Washington raggiungessero una soluzione per liberare Whelan e Gershokovich, in particolare per quest’ultimo un tribunale di Mosca il 14 dicembre aveva stabilito che sarebbe rimasto detenuto fino al 30 gennaio. A suffragare la tesi di uno scambio di detenuti saltato misteriosamente, anche quanto scrive la Bbc: «Due giorni prima che Alexei Navalny fosse dichiarato morto nella prigione del “Lupo Polare” a Kharp, diversi ufficiali dell’Fsb, il servizio di intelligence russo, hanno fatto visita all’oppositore e hanno proceduto a disconnettere e smantellare alcune delle telecamere di sicurezza e dei dispositivi di ascolto». Se è noto che Vladimir Putin “volesse morto” il suo maggiore oppositore, vien da chiedersi quale vantaggio abbia avuto questa mossa a un mese dalle prossime elezioni presidenziali, che ha scatenato un’ondata di indignazione internazionale, a beneficio neanche troppo indiretto dell’Ucraina invasa. 

LA TESTIMONIANZA
Sempre secondo la testimonianza del paramedico esperto citato da Novaya Gazeta il corpo di Navalny non ha avuto pace neanche da morto ed è stato trasferito più volte, non risulta sia stata eseguita ancora nessuna autopsia. «I lividi indicano che hanno cercato di rianimarlo ma è morto molto probabilmente per arresto cardiaco. Sulla causa dell’arresto nessuno dice niente». Il periodico indipendente russo riferisce che dopo la morte improvvisa di venerdì, il corpo è stato portato nella città di Labytnangi, a 36 chilometri dalla colonia penale. Poi trasferito venerdì all’ospedale clinico distrettuale di Salekhard. Un paramedico del servizio ambulanze ha spiegato che «di solito i corpi di chi muore in prigione vengono portati all’Ufficio di medicina legale in via Glazkova». Invece lo hanno portato all’obitorio e piazzato due poliziotti davanti alla porta. È emerso che il corpo era di Navalny e che la sua morte «non era di natura criminale», ovvero non erano coinvolte armi da fuoco. Si è poi sparsa la voce che ai patologi ospedalieri era stato vietato di eseguire l’autopsia. «A questo punto i pareri sono discordi - ancora il paramedico - Alcuni hanno detto che da Mosca era arrivato l’ordine di attendere specialisti dalla capitale, altri hanno detto che i medici dell’ospedale si erano rifiutati di eseguire l’autopsia. Il caso è politico, non è chiaro come andrà a finire. E se si esegue un’autopsia e si riceve l’ordine diretto di cambiare il risultato, non se ne può uscire. E si può essere incolpati». Il team di Navalny ha detto che le autorità si rifiutano di restituire i resti poiché «è ovvio che gli assassini vogliono coprire le loro tracce».

Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 14:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA