Belluno. Lupi nel mirino, gli allevatori: «Necessario agire, in 5 anni sbranate 700 pecore»

Chiesti al Ministero anche risarcimenti per i danni diretti e indiretti

Martedì 7 Maggio 2024 di Giovanni Santin
Lupo (foto Pexels - Pixabay)

BELLUNO - Dopo l’ecatombe dello scorso anno con le predazioni di pecore e asini da parte del lupo che si sono susseguite ad episodi di esemplari troppo confidenti, continuano le iniziative per evitare che il 2024 replichi quanto accaduto nel corso del 2023. E così, dopo che venti giorni or sono Provincia e Prefettura avevano annunciato che vi è allo studio la possibilità di chiedere al Ministero dell’Ambiente una deroga per tutta la provincia per adottare misure di dissuasione nei confronti degli esemplari confidenti, qualche giorno fa la Regione ha chiesto all’Ispra l’abbattimento selettivo, «eseguito in primo luogo da personale pubblico o dagli addetti della vigilanza venatoria, oltre che dall’azione ordinaria della caccia selettiva».

Il problema del lupo

È una delle novità emerse nel corso del recente convegno a Farra, in comune di Alpago, ed organizzato da Cia Agricoltori italiani che plaude alla proposta: «Un intervento promosso in tempi non sospetti proprio da Cia Belluno ed è un punto chiave emerso in occasione del convegno “Il lupo, tutta la verità”, che sottolinea il passaggio dal concetto di protezione a gestione». Le varie istanze emerse nel corso della giornata sono state raccolte in un documento fatto firmare ai relatori con l’impegno di portarle in tempi brevi al Ministero delle Politiche Agricole. Un tema ben noto al titolare del dicastero che, sullo stesso tema, nei mesi scorsi aveva già incontrato alcuni amministratori della conca alpagota. «Il controllo del lupo – è stato detto alla presenza di oltre 120 tra amministratori locali, allevatori e imprenditori agricoli - è un’azione prioritaria in termini di programmazione faunistica, anche con strumenti di emergenza e di pronto intervento».

La richiesta di risarcimenti

Oltre la necessità di formare personale ausiliario, munito di licenza di caccia, anche un’istanza chiara: «Dove, nonostante le azioni preventive – e tali non sono certo da considerare le reti antilupo che si sono dimostrate totalmente inefficaci - e i piani di contenimento, le attività agricole, pure connesse, abbiano subìto danni da fauna selvatica, i proprietari e i conduttori dei fondi hanno diritto al risarcimento integrale della perdita effettivamente subita a causa di animali di proprietà dello Stato».
«Gli indennizzi devono giungere in tempi rapidi ed essere integrali – ha precisato il presidente di Cia Belluno, Rio Levis - comprensivi dei danni diretti e indiretti.

Sgombriamo il campo da possibili fraintendimenti: la gestione della fauna selvatica e l’attività venatoria hanno connessioni tra loro, ma presentano anche profonde diversità: la prima sta alla base del governo del territorio, la seconda ha un carattere ludico-ricreativo».

Le difficoltà dei pastori

Si tratta, dunque, di intervenire dapprima nella governance, garantendo l’effettiva partecipazione e consultazione del mondo agricolo a tutela delle proprie attività. Levis ha evidenziato anche quali siano le conseguenze dell’eccessiva presenza del lupo: «In molte zone essa sta rendendo difficile, se non impossibile, l’allevamento semi brado e la pastorizia, con conseguenti fenomeni di abbandono e impatti negativi sull'equilibrio idrogeologico delle nostre Terre Alte. E le aste deserte per l’assegnazione delle malghe sono un segnale inequivocabile».

«La legislazione attuale è obsoleta e insufficiente – ha sottolineato il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini – invitiamo tutte le istituzioni a sottoporre la questione al Governo per ottenere una profonda revisione di tali politiche». Zaccaria Tona, presidente della cooperativa Fardjma, ha ricordato che negli ultimi cinque anni il lupo ha sbranato oltre 700 pecore e gli allevatori sono passati da 100 a 60, mentre la fecondità della pecora Alpago è passata dal 95% al 65%. Presenti al convegno, tra gli altri, il deputato Erik Umberto Pretto, il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, il presidente dell’Associazione per la Cultura rurale, Sergio Berlato e il senatore Luca De Carlo.

Ultimo aggiornamento: 11:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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