PADOVA - Lui si è presentato con quella busta tanto ingiallita quanto preziosa, loro sono arrivati portandosi dietro una vecchia fotografia dello zio. Ottantuno anni dopo la lettera del soldato Renato Santi è stata consegnata agli eredi padovani della nipote Ivana, la vera destinataria di quella toccante missiva spedita dal fronte russo nel dicembre del 1942.
L’APPUNTAMENTO
In un bar del centro di Padova siedono commossi Cinzia e Renato. Sono i nipoti dell’uomo morto in guerra nel gelido inverno russo pochi giorni dopo aver scritto quella lettera. Lui, Renato, si chiama proprio come il vecchio zio soldato.
«Noi siamo i figli di Renzo Santi che era il fratello di Renato. Il nome di nostro zio è esposto anche sotto il portico di Palazzo Moroni dove c’è l’elenco di tutti soldati caduti. La lettera è bellissima e leggerla è davvero una grande emozione - raccontano -. Abbiamo alcuni documenti dell’epoca come per esempio delle fotografie di famiglia ma non eravamo minimamente a conoscenza di questa lettera. L’abbiamo scoperta grazie a nostro nipote che ha visto l’appello su Facebook nei giorni scorsi. La consegneremo ad altri nipoti che sono i diretti discendenti di Ivana, la destinataria della lettera».
IL PASSAGGIO
Nella missiva lunga due pagine c’è un passaggio in cui il soldato Renato si rivolge al suo padre scrivendo «ora che anche Renzo è partito e che per Natale un nuovo posto rimarrà vuoto non devi lasciarti vincere dalla tristezza, io sto bene. Ho la certezza che il Natale del 1943 sarò con voi e vi farò assistere alla sagra di Giarabut». Quel Renzo di cui si parla era proprio il padre dei due eredi che ieri hanno ricevuto il cimelio. «Era partito per la campagna di Grecia, lui per fortuna tornò» ricordano oggi.
IL TESTO
Renato Santi, 32 anni, era un autiere, addetto alla guida di automezzi che trasportavano munizioni. La banca dati ufficiale del Ministero della Difesa permette di risalire alle sue generalità: nato il 5 gennaio 1910 e disperso dal 19 dicembre 1942, molto probabilmente nella zona di Stalingrado.
A ricostruire la storia è stato Edoardo Mazzonetto, perito areonautico che oggi lavora nel campo della termoidraulica. Nel tempo libero si diletta ad acquistare oggetti degli anni bellici. Pochi giorni ha scritto un appello sulla pagina Facebook “Sei di Padova se” e ieri è partito da Maserada per consegnare la lettera.
Tanti i passaggi toccanti della missiva rivolta alla nipote adolescente, tra cui questo: «Sento che hai iniziato le scuole, buttaci dentro tutta la tua volontà, fa come facciamo noi autisti qui in Russia; o la va o la si spacca (...). Si rischia tutto purché arrivi presto il giorno della Vittoria e torneremo alle nostre famiglie». E poi: «Sento che desidereresti passare almeno un giorno qui con me, ma Ivana, questo non è luogo per te, perdonami se ti dico che sei davvero ancora sotto l’influenza del documentario tedesco visto al cinema. (...). Qui è pura realtà, non sono i soldatini di piombo che fanno la guerra, ma bensì milioni di uomini che con i mezzi più micidiali cercano di vincersi».