Marco Lesko crea sulla Statale 16 lo stabilimento che rivoluziona il concetto di fabbrica

Domenica 5 Maggio 2024 di Nicoletta Canazza
Il cantiere dello stabilimento Lesko lungo la Statale 16 al confine tra Rovigo e Arquà Polesine

ROVIGO - Il complesso che sta sorgendo alle porte di Rovigo, nell’area dell’ex discoteca Masko e dell’ex mobilificio Crepaldi, è un progetto destinato a stupire. Non solo perché sarà un unicum a livello mondiale, ma anche perché quello che sta realizzando Marco Lesko, il fondatore dell’azienda di viale della Scienza che porta il suo nome nella componentistica in alluminio, è destinato a rivoluzionare il concetto di “fabbrica” come si era intesa finora. «Sarà un luogo innanzitutto bello - sottolinea l’imprenditore - perché la libertà porta la bellezza, la bellezza porta la dignità e dalla dignità viene la pace. Il gusto italiano è irripetibile nel mondo». 
E se lo dice un uomo che ha creato dal niente un gioiello industriale che fattura milioni di euro e su cui hanno messo gli occhi multinazionali del settore, c’è da aspettarsi di tutto.

Per vedere basterà aspettare solo qualche mese quando Lesko trasferirà uffici e produzione nella nuova sede da 8mila metri quadrati in via di ultimazione sulla statale 16, in territorio di Arquà Polesine. Un progetto colossale che porta la firma dell’archistar Marco Casamonti dello studio Archea di Firenze, e sostenuto da un investimento di 12 milioni di euro. Dal momento dell’ installazione della prima colonna, il 16 ottobre, al 7 di dicembre, l’azienda ha ricevuto 82 curriculum.

IL PROGETTO 
I materiali, innanzitutto: solo legno, alluminio e vetro. Una struttura portante e una copertura lignea sostenuta da 77 colonne, divise in undici file, con inedite pareti laterali completamente vetrate. Niente scaffalature alte a limitare la vista, vetrate aperte sulla campagna e, all’interno, un giardino di 800 metri quadri con 80 tra aranci e limoni sotto un soffitto vetrato. Sotto il pavimento in resina ipossidica correranno 16 chilometri di cavi. I sottoservizi? Tutti mimetizzati nel segno della funzionalità ed efficienza. Innovativo anche il sistema di illuminazione con 4 chilometri di corpi illuminanti e 308 faretti inseriti nelle colonne e in grado di cambiare colore ogni settimana. «Perché dovrà essere un luogo bello per chi ci lavora, ma anche bello per chi guarda da fuori» sottolinea Lesko, che ha curato personalmente i dettagli mettendo alle corde tecnici e artigiani per far realizzare la sua idea di “fabbrica”. «Quando i fornitori dovevano parlare con me erano terrorizzati» scherza. Però, alla fine, ha ottenuto quello che voleva: dentro, uno spazio ottimizzato per chi deve lavorare, e fuori 7mila metri quadrati organizzati per la movimentazione merci, stoccaggio materiali, parcheggi e area verde. Soprattutto, un posto in cui sentirsi parte di qualcosa di più forte di un mero luogo di lavoro. E per ricordarlo, nella nuova sede di Lesko ci saranno totem per i principi del “dodecalogo” messo a punto dal fondatore, a partire dal rispetto in tutte le sue sfaccettature. «Tramite il lavoro capisci chi sei - è convinto Marco Lesko - e se in un’azienda il denaro diventa l’arrivo, vuol dire che si è perso l’obiettivo. La fabbrica è “dentro”, nella motivazione e nella passione che deve muovere l’individuo. Bisogna andare oltre la produzione, pensare a una visione per la società e i giovani». E proprio ai giovani guarda una parte essenziale del progetto. Una volta a regime, l’azienda lavorerà su dieci linee produttive e due turni. Lesko ha già iniziato i colloqui per assumere nuovi dipendenti. «L’azienda ha le potenzialità per arrivare a cinquanta milioni di fatturato annuo - spiega -. Ho ancora molte idee da realizzare».

Ultimo aggiornamento: 18:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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