MESTRE - Succede che davanti al dono di un bòcolo di rosa, una donna si emozioni e inizi a raccontare di mitra spianati e lacrime, ricordi quando era una piccola spia partigiana. La signora Pierina Filipetto, nata a Gaiarine in provincia di Treviso il 29 giugno del 1933, è un'ospite dell'Antica Scuola dei Battuti dal 2019.
I ricordi riaffiorano nei primi mesi del 1945, quando gli Alleati si stavano avvicinando
Pierina custodiva i racconti di chi andava di notte a vedere i paracaduti degli alleati, che scendevano dal cielo sui prati illuminati a giorno. Non se ne poteva più di vivere di paura, di terrore, di morti ammazzati. Dai monti del Cansiglio i partigiani cominciavano a scendere in pianura. «Nostro fratello Onelio arrivava a casa di notte rammentano Pierina e Luigi - per cambiarsi e farsi una dormita su un letto. Al mattino spariva e mentre si lavava, poggiava il mitra sul davanzale».
Fino alle ore tarde di sera controllava i movimenti della strada, nascosta dietro la siepe dell'orto. Passavano i camion dei tedeschi, i camerati delle ronde. Se si fermavano davanti a casa, correva di sopra a svegliare i fratelli che saltavano giù dalla finestra e sparivano tra i campi. Fuori dal paese di Gaiarine c'era una zona boscosa. Là si nascondevano i partigiani scesi dai monti e vicino viveva la famiglia Lot, dove lasciavano messaggi a voce.
Il Comitato di Liberazione aveva affidato a Pierina l'incarico di recarsi dai Lot e poi riferire. «Succedeva che per strada si trovasse davanti un mitra spianato ricorda il fratello Luigi - e che le venisse chiesto dove andava o da dove veniva».
«Più tardi Pierina sposerà uno dei figli Lot, di nome Alessio». Il racconto prosegue con l'episodio di una sparatoria, dove Pierina da dietro la siepe vede un morto, un'ombra scappare e passare un camion di SS con soldati che sghignazzavano. Poi quello del massacro, quando assiste alla fucilazione di sei partigiani fra cui era giunta voce ci fosse il fratello Onelio. Sua madre mise in mano a Pierina il secchiello del latte e le disse di fingere di andare alla batteria. Anche quel giorno Pierina si trovò il mitra spianato davanti. Scoppiò a piangere, non vide Onelio.
La testimonianza si conclude con Luigi, che sulla strada vede un cavallo trainare una cassa da morto sul carro. «Pochi giorni dopo, il 25 aprile, un ragazzo in bicicletta e in canottiera, stringendo in mano la bandiera italiana, gridava che eravamo liberi. Era finita».