Una palazzina crollata per il terremoto dell'Aquila: ad alcune vittime fu attribuito un concorso di colpa per essere rimaste a casa, ad altre no.
I fatti riguardano il crollo del palazzo di via Campo di Fossa, zona Villa comunale.
Di qui la nomina di altro giudice, Baldovino De Sensi che ha ora rigettato l'eccezione sulla sussistenza, nella verificazione del danno, di un concorso colposo delle vittime e che al contrario tale tragedia sarebbe da addebitarsi «all'inosservanza della normativa antisismica dell'epoca, essendovi una marcata sottostima delle azioni sismiche» ma anche alla «negligenza del Genio civile che ha certificato la conformità del progetto».
Esclusa la responsabilità del Comune dell'Aquila.
Sul punto delle due vittime, De Sensi ha evidenziato in sentenza che «non è stata data prova, né ciò emerge dalla consulenza tecnica espletata nel giudizio penale, che il verificarsi di forti scosse sismiche (come quelle che si erano verificate prima di quella letale) avrebbe potuto aumentare il rischio di ulteriori e più intense scosse. Tali circostanze, unitamente analizzate, determinano che, ad una valutazione ex post, non potesse esigersi dalle vittime un comportamento diverso da quello posto in essere. In altri termini, la scelta di rimanere in casa nonostante l'intensificarsi dello sciame sismico in atto, valutate tutte le circostanze richiamate, non può essere considerata imprudente o poco diligente, stante l'assoluta imprevedibilità del verificarsi di scosse».
Nella stessa causa, quindi, a tre delle vittime è stata riconosciuta parte della colpa, a due no. «Una macroscopica disfunzione giudiziaria italiana- tuona l'avvocato Maria Grazia Piccinini, mamma di Ilaria Rambaldi- una disparità che fa rabbia e pena».