Il giorno di Natale appena passato in Alaska se lo ricorderanno per un pezzo e non soltanto per la ricorrenza della festività.
A confermare una tesi già documentata nell'ultimo periodo dai continui avvistamenti di orsi polari disperati elemosinare cibo nei villaggi russi, diversi pescatori e guide alaskane come Herman Ahsoak che, come riportato dal Telegraph, ha spiegato: "Alla fine degli anni '90 nel nostro territorio ne contavamo almeno 127. Tanto che avevano persino una pattuglia dedicata a sorveglianza di villaggi e città". Poi, il ghiaccio marino aveva iniziato a ritirarsi. "Quando il ghiaccio ha iniziato a scomparire, abbiamo smesso di vederli così spesso come un tempo". E poi: "Credo vi sia ancora una popolazione sana di orsi ma perlopiù si sono trasferiti".
La spiegazione è nei numeri: 4,8 gradi in 50 anni. Questa, ormai, la temperatura media annuale che si registra in quella parte di territorio americano. Una enormità che sembra aver ridotto il numero di orsi bianchi a poche centinaia di individui. Niente più ghiaccio, infatti, si traduce in niente più territori di caccia né prede e nemmeno casa. Così, sfrattati e affamati, gli esemplari più forti sono arrivati in Russia dove, nel Mare di Chukchi, ad ovest dell'Alaska, hanno cominciato ad apprezzare territori come l'isola Wrangel. Lì, il numero degli esemplari accertati, sfiora le 3mila unità. Ma non è tutto. Stando ai ricercatori russi, gli esemplari sarebbero in buona forma e persino più grandi. Segno che le condizioni trovate riescono a soddisfare le loro esigenze. L'orso polare (Ursus maritimus) è il più grande carnivoro di terraferma del pianeta. Primato che condivide con l'orso Kodiak. Può superare i 450 chilogrammi di peso e toccare oltre tre metri di lunghezza. Specie considerata vulnerabile, sopravvive in Groenlandia, Canada, Isole Svalbard, Alaska e Russia.