Carlotta Mazzoncini: «La vacanza migliore? Pedalando in bicicletta»

Lunedì 15 Luglio 2013 di Giorgia Cardinaletti
Carlotta Mazzoncini
ROMA - Ha 25 anni ed stata eletta dall'accademia della Crusca "paladina della lingua italiana". Giovane talento comico, Carlotta Mazzoncini si conquistata le risate del popolo del web dopo aver pubblicato un video sull'uso errato nella lingua italiana del "piuttosto che". Da quest'anno ha uno spazio tutto suo nella trasmissione "La prova dell'otto" di Caterina Guzzanti. Tra una battuta e l'altra ci racconta dei suoi viaggi, delle colonne sonore per ogni luogo che ha visitato e della sua valigia improvvisata. La vacanza migliore? Pedalando in bicicletta.



L'ultimo viaggio che ha fatto?



«Tropea. Ero tornata da una stancante trasferta danese e mi sono rilassata. C'è una scogliera incantevole che non mi stanco mai di guardare».



Il viaggio più bello di sempre?



«Da Berlino a Copenaghen in bicicletta. Ho visitato luoghi magnifici, visibili solo pedalando: foreste impenetrabili, laghi incastonati nel verde, città abbandonate, bianche scogliere. Non c'erano vincoli, l'itinerario si plasmava con le mie gambe, in continuo movimento: fiume, foresta, mare, lago, campi sterminati, tutto in un giorno. In bicicletta viaggi leggero, elimini il superfluo, gestisci i tuoi ritmi, hai una meta e puoi dire di aver vissuto davvero fino in fondo i luoghi che hai visto. L'unico neo, il vento in Danimarca. In discesa risalivo all'indietro, avevo accanto una persona molto speciale e paziente. Circondatevi sempre di persone pazienti in viaggio.



Quello più brutto?



«In barca a vela a Bonifacio, nel sud della Corsica. Eravamo sette e non ci conoscevamo abbastanza da condividere spazi e abitudini. Dopo tre giorni avevamo già litigato tutti, poi la corda d'attracco s'incastrò nell'elica e rimanemmo in un porto desolato per giorni. Fu un incubo, ho capito di non essere tagliata per il mare».



L'albergo più bello della sua vita?



«L'Atlantis Hotel a Tenerife. avevo una camera all'ultimo piano, c'era una terrazza meravigliosa da cui si vedeva l'oceano. Ero una bambina ma è un ricordo bellissimo. Non amo molto gli hotel, preferisco affittare una stanza o un appartamento per camminare tutto il giorno, inabissarmi nel luogo in cui sono, non avere orari e fare la spesa sul posto: i supermercati mi affascinano molto».



Quando e come fa la valigia?



«La sera prima di partire e in tutta fretta, improvvisata. Non penso troppo a quello che porterò con me, mai fatta la classica lista, non è da me. Una cosa è certa: non tendo mai a riempirla con il superfluo. La mia valigia è sottosopra, ma si chiude sempre»



Cosa porta sempre con sé?



«La musica. Fin da bambina l'ho amata e portata in viaggio. Arvo Pärt, Brian Eno e la Klezmer non mancano mai. Per ogni luogo che ho visitato, c'è una canzone a ricordarmelo. Anche quando pedalo è la musica a muovermi, ma solo in un orecchio sia chiaro».



Meglio soli o in compagnia?



«Ho viaggiato spesso in compagnia. Lontano da casa si è in una dimensione nuova, parallela al quotidiano, in cui emergono tratti curiosi di ogni carattere. I miei compagni di viaggio sono lo specchio di questi cambiamenti, e amo viverli nel bene e nel male. Ho viaggiato da sola in bicicletta nella regione dei laghi in Irlanda; nonostante sia stata un'esperienza intensa e unica, mi è dispiaciuto non poterla condividere».



Libri o e-book?



«Libri. Certo, nei miei viaggi sono sempre in movimento, per leggere voglio il mio tempo, ma nelle lunghe tratte li metto sempre in valigia. Pesano, ma puoi ancora sfogliarli, li preferisco ai vestiti. Certo, non proprio a tutti i vestiti».



In una città: guida alla mano e itinerario ferreo o a zonzo senza meta precisa?



«Gironzolo senza guida, a mio parere i posti migliori si trovano solo cercando. E comunque tra i miei compagni di viaggio c'è sempre il meticoloso "guidamunito"».



Il piatto che più le è piaciuto?



«La zuppa di cipolle a Budapest, la servivano dentro una pagnotta gigante, era condita con il kummel e sapeva di paprika: un gulasch vegetariano. Avevamo trovato una taverna piccola e nascosta che preparava squisiti piatti ungheresi. Però anche l'hummus, un'appetitosa crema di ceci e sesamo, a Tel Aviv».



Quello che dimentica sempre a casa?



«La spazzola. Ne ho una collezione involontaria a casa».



Il prossimo viaggio?



«Da Bruges a Amsterdam in bicicletta».
Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 10:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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