Martina Gasperotti, 28 anni nel 2001, stava per entrare nell'ascensore della Torre Nord del World Trade Center di New York quando il primo dei jet kamikaze centrò quello stesso edificio: «Ero a New York per studiare - ricorda l'igienista dentale di Reggio Emilia - e l'11 settembre aspettavo l'ascensore per salire all'ultimo piano quando il primo aereo si è incuneato nella torre. Se ripenso a quel giorno la prima cosa che mi viene in mente è l'immagine delle due torri una integra e l'altra distrutta. Quella mattina ero dentro la Torre Nord proprio nel momento in cui si è schiantato il primo aereo».
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Per un favore del Destino, la Gasparotti non è diventata la 39 vittima italiana dell'attentato che causò 2974 morti oltre i 19 kamikaze di Al Qaida (24 i dispersi) e ora descrive all'Adnkronos quella giornata infernale. «Ero a New York per studiare, volevo imparare l'inglese, ero giovane all'epoca, avevo 28 anni.
«Da quel giorno la mia vita è cambiata per sempre - racconta - innanzitutto dal punto di vista lavorativo, perché appena sono tornata mi sono licenziata subito, avevo un posto fisso ma ho deciso di cambiare tutto. Ho lasciato la Usl e da allora lavoro come libera professionista. Ho capito che dovevo potermi gestire le mie giornate autonomamente, decidere quando e quanto lavorare. Non potevo più passare la vita mettendo il lavoro al primo posto. Mi sono resa conto di quali fossero davvero le mie priorità. Oggi vedo tante persone affaccendate e mi sembrano matti che lavorano tanto per essere i più ricchi del cimitero. Io ogni anno spendo tutto quello che guadagno, per viaggiare, per godermi la vita».
«La verità è che non sono impazzita - ride - ma quell'episodio mi ha toccata per sempre. Da allora sono diventata molto più fatalista ma soprattutto consapevole che la vita è un attimo, che non dobbiamo mai darla per scontato. Ecco perché voglio fare tutto quello che posso e sempre con il sorriso. Oggi mi faccio pochi problemi e penso meno al futuro, vivo il presente».
«Sono ritornata a New York la prima volta l'anno successivo per il memoriale e poi 10 anni dopo con mia figlia, anche se a lei non racconto nulla di quel giorno. Quello è stato un viaggio molto importante - conclude - perché ho visto davvero che nella vita si ricostruisce e si riparte, allora ho capito che tutto si può superare».