Non solo il Colosseo: gli anfiteatri romani in giro per il mondo

Lunedì 4 Febbraio 2019 di Francesca Spanò
Non solo il Colosseo: gli anfiteatri romani in giro per il mondo

Un passato eterno rivive attraverso gli anfiteatri romani, affollati da code di turisti desiderosi di ritrovare angoli di storia secolare tra le pietre consumate dal tempo, ma ancora perfettamente allineate. Erano luoghi di dolore e di tifo questi, di spettacolo e di schiavitù, ma il loro fascino e la perfezione architettonica sono ancora oggi oggetto di grande interesse e se Roma possiede il suo incredibile Colosseo, non è l’unica città al mondo da visitare per scorgere reperti di valore inestimabile di tal genere.
 

 

In tutto ne esistono più di duecento e rappresentavano un po’ il potere degli imperatori romani che governavano una fetta importante del globo e avevano realizzato grandi complessi pubblici di dimensioni ragguardevoli e dalla forma circolare o ovale. Servivano a intrattenere loro e il pubblico, esaltato dai combattimenti dei gladiatori con varie belve pericolose. Quasi ogni agglomerato più grande ne aveva uno, dalla Siria alla Spagna, e dall’Inghilterra alla Tunisia, in tutto quello che era l’impero romano. Ecco oggi i più frequentati, perché meglio conservati:
  • Roma, il Colosseo: conosciuto originariamente come Anfiteatro Flavio è il più grande del mondo e si trova nel centro di Roma. Poteva contenere tra 50mila e 75mila unità, fa parte della lista dei Patrimoni dell’umanità dell’Unesco e dal 2007 è anche tra le Nuove Sette Meraviglie del Mondo. Fu voluto da Vespasiano nel 72 d.C e inaugurato da Tito, con modifiche durante l’impero di Domiziano. Il nome attuale si è diffuso nel Medioevo e il termine poteva tradursi con “colossale”, forse anche per la grande statua bronzea di Nerone che sorgeva nella zona. 
  • Croazia, Anfiteatro di Pola: tra i meglio conservati al mondo, è costruito in pietra calcarea bianca e poteva contenere fino a 25mila persone. Fu costruito nel periodo tra il 2 e il 14 d.C. sotto la guida dell’imperatore Augusto e oggi ospita concerti di musica, spettacoli teatrali e il Pola Film Festival. Si tratta dell’unico, inoltre, he possiede ancora quattro torri laterali e con tutti e tre gli ordini dell’architettura romana.
  • Arena di Verona: risale al I secolo e al suo interno si teneva anche la caccia ad animali esotici molto feroci. Oggi ospita alcuni degli spettacoli e concerti più importanti del globo, per via della sua notevole acustica. In più, è ideale per la lirica con eventi che si moltiplicano nella stagione del Festival. La facciata esterna originale è stata ricostruita dopo un forte terremoto nel 12 ° secolo. Dispone di 64 ingressi e aveva una capacità di contenere 30 mila persone.
  • Francia, anfiteatro di Arles: diviso su due livelli, si trova nel sud della città ed è stato realizzato nel 90 d.C. Poteva ospitare 20mila spettatori e vi si tenevano soprattutto corse di carri e battaglie di corpo a mano. All’interno si trovano anche un sistema di gallerie con corridoi che facilitano la rapida evacuazione. Per quattro secoli ha funzionato, prima di divenire rifugio per la popolazione con una piazza costruita al centro dell’arena e due cappelle. Nell’Ottocento è stato riportato alla sua struttura originaria.
  • Francia, arena di Nîmes: si trova nell’omonima città e all’esterno presenta una decorazione con 120 archi suddivisi su due livelli. Poteva ospitare 24mila spettatori, oggi poco più di 16.000. Fu completata intorno al 70 d.C e ospitava combattimenti di gladiatori e cacciatori di animali. Successivamente è stata trasformata da arena sportiva a fortezza del castello completa di fossato e nel XVIII secolo in una città con una popolazione di 700 abitanti all’interno delle sue mura. Solo a fine Settecento è tornata alle origini.
  • Tunisia, El Jem: un tempo veniva chiamato erroneamente colosseo perché poteva ospitare fino a 35 000 spettatori seduti. Fu probabilmente usato per spettacoli di gladiatori e corse dei carri e molti film storici sono stati girati proprio al suo interno. Esiste comunque la possibilità che la costruzione dell'edificio non sia mai stata completata. Dopo il diciassettesimo secolo, le sue pietre vennero usate per la costruzione del villaggio limitrofo di El Jem e della Grande Moschea di Qayrawan e solo nel 1979 le sue rovine vennero dichiarate patrimonio dell'umanità.
 
 

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