Padova. Inchiesta Mose, Galan: «Nessuno sa dire dove è finito un miliardo di euro, sono stato l'unico a pagare»

Ha aggiunto: «Non entrerò mai più in politica, mi disgusta... Non ho più avuto rapporti con Forza Italia, ho solo rapporti con le persone...»

Martedì 14 Maggio 2024 di Marco Aldighieri
Giancarlo Galan e Alberto Gottardo

PADOVA - È andata in scena ieri mattina, davanti al giudice del Tribunale monocratico, la seconda udienza del processo dove è imputato Alberto Gottardo, ex giornalista padovano, opinionista e speaker radiofonico oltreché blogger. È accusato di diffamazione aggravata e continuata ai danni del governatore del Veneto Luca Zaia. Tra il 2017 e il 2020, in occasione di alcune trasmissione radiofoniche (su Radio Padova e Radio Cafè) e in tivù (sull'emittente Antenna Tre), avrebbe offeso ripetutamente il presidente con epiteti come «incompetente... uno che dice supercazzole... presentatore di televendite», insinuando anche la sua partecipazione a illeciti penali, così come riportato sul capo d'imputazione. Altre frasi sono: «Non si è accorto o non ha voluto accorgersi che Galan e Chisso rubavano ai quattro palmenti», con riferimento all'inchiesta sul Mose e alle tangenti intascate dai due, vicenda giudiziaria da cui Zaia non è mai stato neppure sfiorato. Oppure: «Andavano in giro a mangiare forme di grana, prosciutti e compagnia», parlando della partecipata del Ministero dell'agricoltura Buonitalia, finita in liquidazione con 4 milioni di debiti». E ieri, tra i testimoni della difesa con l'avvocato Roberto De Nicolao, in aula è comparso l'ex doge Giancarlo Galan. «Sì conosco Zaia, è stato il mio vice e ministro all'Agricoltura, quindi governatore del Veneto e io ministro dell'Agricoltura» ha esordito Galan.

Poi ha parlato di Buonitalia: «Si trattava di un ente inutile di cui avevo ordinato la messa in liquidazione».

Mose. Galan-show: «Sono stato l'unico a pagare»

Ma il vero show l'ex doge, ora in ritiro sui colli Berici, lo ha messo in piedi fuori dall'aula concedendosi ai giornalisti. Il primo passaggio è sul Mose. «Il Consorzio Venezia Nuova ha finanziato la politica italiana per anni e anche la Curia di Venezia. Però nessuno sa dire dove è finito un miliardo di euro». E ancora: «Nessuno all'epoca mi ha interrogato anche se lo avevo richiesto, sono stato l'unico a pagare e non ho mai capito perché sono finito in carcere... Inoltre il Mose non era di competenza regionale, ma del Ministero delle Infrastrutture, delle Finanze e della Presidenza del Consiglio dei ministri. Avrei tante cose da dire, forse in futuro le dirò...». Galan ha poi parlato di politica anche se: «Non entrerò mai più in politica, mi disgusta... Non ho più avuto rapporti con Forza Italia, ho solo rapporti con le persone...». Ma ha ricordato la Pedemontana: «L'ho iniziata io se no non sarebbe mai stata creata, per cui qualcuno l'ha finita perché io l'ho fatta partire. Comunque è un Veneto fermo, non c'è un ospedale nuovo, cosa si è fatto? E poi spendiamo, mi pare, 150 milioni di euro per ospitare due gare delle Olimpiadi». Ed ecco quale dovrà essere per l'ex doge l'ingrediente giusto per fare ripartire il Veneto. «Il prossimo governatore dovrà avere più coraggio, preoccuparsi meno di comprare il consenso e fare invece grandi opere». Un pensiero lo ha dedicato anche a Padova, sua città natale. «Su Padova esprimo un giudizio positivo, anche se l'amministrazione è di sinistra e per quanto può valere Giordani ha il mio sostegno». Infine Galan ha raccontato la sua quotidianità: «Non ho una lira e sono un pensionato senza pensione, e mia moglie se ne è andata. Per fortuna mio fratello ha questa casetta delle vacanze dove abito. Comunque non mi vedete triste». Prossima udienza il 12 ottobre per discussione e sentenza. 

Video

Ultimo aggiornamento: 15 Maggio, 09:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci