Molesta la figlia di 8 anni degli amici, lo studente 27enne si era offerto di darle ripetizioni. Vittima anche la sorella maggiore

Chiesto il rinvio a giudizio per una «ventina» di atti sessuali. Le molestie rivolte anche ad altre ragazzine

Lunedì 22 Aprile 2024 di Nicola De Rossi
Foto d'archivio

VENEZIA - Quando la figlioletta le ha confidato quanto aveva subito, la mamma ha pensato, sperato, che avesse solo “travisato”: il responsabile di quegli abusi era quasi un fratello per lei. Invece la denuncia ha scoperchiato una “storiaccia” di pedofilia e pedopornografia. Mercoledì un trentaduenne residente in un comune del Miranese dovrà comparire in tribunale a Venezia per rispondere dei reati di atti sessuali con minorenni e detenzione di materiale pedopornografico. La delicata inchiesta condotta dal pubblico ministero Giorgio Gava, e che ha visto anche l’apporto dei Ris di Parma per gli accertamenti tecnici non ripetibili, ha preso le mosse dalla denuncia presentata nel 2023 dalla mamma di una ragazzina oggi quattordicenne, relativa però a fatti successi tra il novembre 2018 e il marzo 2019, quando la vittima aveva appena 8 anni.
«Crescendo mia figlia ha cominciato a realizzare che certe “attenzioni” di cui era stata oggetto non erano “corrette” - racconta la donna - ma all’inizio pensavamo avesse soltanto equivocato gli atteggiamenti affettuosi di una persona che era figlio di amici di famiglia, di vicini di casa, con cui andavamo assieme in vacanza, che frequentava con profitto l’università e si era offerto di dare ripetizioni di matematica alla bambina.

E noi gliela abbiamo affidata volentieri, fidandoci ciecamente. All’epoca lei diceva che non voleva più andare alle lezioni, ma pensavamo fosse solo dovuto al fatto che non aveva voglia di studiare. Invece…»

LE INDAGINI

Invece l’indagine, nel corso della quale la ragazzina è stata sentita più volte in modalità protetta e affidata alle cure di uno psicologo per far affiorare tutti i dolorosi ricordi, ha rivelato una verità sconvolgente. «Il timore più grande è che avesse subito anche una violenza sessuale vera e propria, ma questo, quanto meno, non sarebbe accaduto: tutto il resto, le molestie, invece, purtroppo sì», prosegue la mamma. All’imputato, che sconta una disabilità di natura fisica, e che all’epoca aveva 27 anni, infatti, il sostituto procuratore contesta di aver approfittato dell’opportunità di poter restare da solo con la bimba per farle subire, in coincidenza con le ripetizioni, “con più atti costituenti attuazione di un unitario disegno criminoso, in reiterate occasioni, una ventina, atti sessuali” per citare il capo d’accusa. Conclusioni che sono state corroborate anche dalle analisi informatiche a cui sono stati sottoposti i suoi dispositivi: nel tablet, nello smartphone, nel computer portatile e in una chiavetta di sua proprietà sono stati rinvenuti qualcosa come 1.550 immagini-file e 750 video pedopornografici e tra le foto inequivocabili vi erano anche quelle delle parti intime della bambina, sia pure coperte: le altre invece ritraevano quasi tutte minori nudi con adulti in chiari atteggiamenti sessuali. E le molestie non si sarebbero limitate a quell’unica bambina ma sarebbero state rivolte anche ad altre ragazzine, tra cui la sorellastra maggiore, con la quale avrebbe anche intrattenuto una chat erotica. Di qui dunque, a chiusura delle indagini preliminari, la richiesta di rinvio a giudizio, con la fissazione dell’udienza preliminare di mercoledì.
«Ci costituiremo parte civile col nostro legale - dice la mamma - e confidiamo ci sia resa giustizia. Questa vicenda per tutta la nostra famiglia è stata un trauma profondo, una ferita che sarà difficile da rimarginare. Oggi siamo entrambe seguite da uno psichiatra: lei per tutto ciò che ha patito, io per i sensi di colpa per averla affidata nella mani di un mostro». 

Ultimo aggiornamento: 17:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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