In vent'anni Venezia e Mestre si spopolano, aumentano gli stranieri e i residenti in provincia

Questi, i temi al centro della ricerca “Venezia Città aperta”, il convegno organizzato per domani dalla Fondazione Leone Moressa e Fondazione Venezia

Giovedì 21 Marzo 2024 di Alvise Sperandio
VENEZIA Non solo il centro storico si spopola ma anche Mestre, i dati in un convegno

VENEZIA - Non solo Venezia perde abitanti, anche Mestre: in tutto il Comune sono 20mila i residenti in meno negli ultimi 20 anni. Viceversa cresce la popolazione di comuni della provincia come San Donà, Marcon, Jesolo, per restare ai primi tre. E di fronte all’inverno demografico, con poche nascite a fronte di tante morti, a garantire il ricambio sono soprattutto gli stranieri la cui presenza si è fatta è ormai strutturale in alcune zone della città, peraltro con quella nota che ha sempre contraddistinto il Comune di Venezia: l’ampia varietà delle nazionalità presenti, una decina, con in testa il Bangladesh, 8.261 presenze (20% del totale), seguito da Romania e Cina.

LA GIORNATA

Questi, i temi al centro della ricerca “Venezia Città aperta”, il convegno organizzato per domani dalla Fondazione Leone Moressa e Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari e Ava (Associazione veneziana albergatori). Ne escono numeri particolarmente interessanti, riassunti nei quattro slogan: Venezia città multiculturale; Venezia città campus; Venezia città turistica; Venezia città della pace.

Il Comune conta attualmente meno di 260mila residenti. Anche le statistiche ufficiali confermano che il calo non riguarda solo il centro storico e l’estuario, progressione ormai inarrestabile dal 1951, con circa 70mila abitanti pari al 30% del totale comunale; ma anche in terraferma che ha smesso di crescere e non da ieri, ma dal lontano 1976 e ormai è stabilmente sotto i 200 mila abitanti. Nel dettaglio per Municipalità: dal 2002 al 2023 Venezia, Murano e Burano hanno perso 17.297 abitanti; Lido e Pellestrina 3.153; Mestre e Carpenedo 963; Favaro è stabile con più 34; Marghera, Catene e Malcontenta segnano +215; solo Chirignago e Gazzera hanno una differenza positiva sostanziale, più 2.746. Se il numero delle morti è più alto dei neonati dovunque, con un saldo 2002-2023 di meno 34.522 persone in Comune, la presenza degli stranieri è più che consolidata con un saldo migratorio ventennale di più 13.035 e un totale di 40 mila residenti. Cifra che è pari al 16,2% dell’intera popolazione, con picchi al 21,2% a Mestre e 27,6% a Marghera (quest’ultima, in ipotesi che fosse comune autonomo con almeno 10 mila abitanti, sarebbe il quarto in Italia per stranieri).

IN CRESCITA

Intanto, se Venezia e Mestre perdono residenti, ci sono comuni che crescono: negli ultimi 20 anni San Donà di Piave ha un saldo positivo di 6.203 unità, Marcon di 5.450, Jesolo di 4.009; aumentano anche Santa Maria di Sala, Spinea, Pianiga, Fiesso d’Artico, Mira, Camponogara e Vigonovo. Tra chi scende, invece, ci sono realtà della provincia più lontane dal capoluogo: Chioggia, meno 4.044, Cavarzere, meno 2.614, Cona, meno 500; e poi ancora Eraclea, Concordia Sagittaria, Caorle, Portogruaro, Fossalta di Portogruaro e San Michele al Tagliamento. Nel computo totale provinciale i “più” sono maggiori dei “meno” e se nel 2001 la popolazione dell’intera Città metropolitana era di 809.586 residenti, oggi è salita a 835.895 (+26.309). In questo quadro generale, in città un’importante rilevanza hanno, da una parte, gli studenti che arrivano da altre città per frequentare le università veneziane; dall’altra il turismo, con gli hotel che, secondo il direttore di Ava Claudio Scarpa, sono «palestra di meticciato di civiltà e luoghi di cittadinanza».

I FATTORI

Sul primo aspetto è un po’ il modello Boston di cui spesso parla il sindaco Luigi Brugnaro: ragazzi che vengono a Venezia e Mestre per laurearsi e che poi possono trovare qui lavoro e mettere su famiglia. Sul secondo, è indubbio che il turismo sia la prima economia della città. «Un albergo – osserva Scarpa – è per sua natura un’azienda non delocalizzabile e quindi garanzia di stabilità e di occupazione. Ormai il 20% degli addetti è straniero. È un lavoro che assicura buone prospettive di soddisfazione personale e carriera». Molti lavoratori, infatti, trovano in questo settore il loro sbocco professionale: «La potenzialità, con l’obiettivo di trovare tutti gli addetti entro due anni, è di circa 10 mila impiegati». Ava ha lavorato molto sull’integrazione, per esempio, ricorda Scarpa, «siamo stati premiati per alcune buone pratiche come la traduzione in tantissime lingue straniere della nostra Costituzione già fatta anni fa e che vorrei ripetere; alcune accortezze per i nostri dipendenti nel periodo del Ramadan; la buona gestione di alcuni potenziali conflitti che magari possono sorgere tra esponenti di comunità straniere diverse in uno stesso contesto lavorativo». «Venezia è città dell’accoglienza, dell’incontro, del dialogo, della tolleranza, dello scambio, dei linguaggi che uniscono», sottolinea Antonio Calò, presidente della Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace. 
 

Ultimo aggiornamento: 17:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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