Ucciso in bici, la nipote al pirata: «Costituisciti»

Venerdì 21 Maggio 2021
Ucciso in bici, la nipote al pirata: «Costituisciti»
IL CASO
TREVISO «L'investitore si costituisca e si assuma le sue responsabilità. Quello che è successo è stato uno shock per tutti, ma per me doppiamente. Ero passata a trovare mio zio quello stesso pomeriggio e stava bene». È l'appello di Monica, nipote di Luciano Paro, il 76enne travolto da un'auto pirata, sabato 8 maggio, poco dopo le 19 mentre percorreva in bicicletta via Podgora, non lontano dalla sua casa in via Sant'Antonino. Il pensionato era stato da una vettura sopraggiunta alle sue spalle ed è stato toccato con lo specchietto retrovisore, che si è staccato. Caduto a terra, ancora cosciente, è stato trasferito d'urgenza in ospedale dove, poco più di un'ora dopo, è stato colto da un attacco cardiaco. «Una morte indubitabilmente dovuta ai politraumi causati dall'investimento - sottolineano i legali dello Studio 3A, cui si è rivolta la famiglia del 76enne -, come ha stabilito il medico legale Alberto Furlanetto».
LE INDAGINI
Al volante della vettura c'era B.K., 40enne di origini kosovare e imprenditore edile di Istrana allontanatosi dal luogo dell'incidente senza prestare soccorso. L'identità dell'automobilista è stata rivelata dagli accertamenti della polizia locale di Treviso, che subito dopo l'incidente sono risaliti alla Volkswagen Golf Variant dell'imprenditore, resosi subito irreperibile. Il sospetto è che sia tornato nel suo paese d'origine. In auto con lui c'erano però altre due persone, T.G., 44enne di Casier, e V.G., trentenne residente a Treviso, entrambi di origini kosovari, già indagati a piede libero dalla Procura per concorso in omicidio stradale e fuga dal luogo dell'incidente in attesa che, anche attraverso i loro interrogatori, venga chiarito definitivamente chi fosse effettivamente alla guida del mezzo e il loro grado di responsabilità.
L'ULTIMO SALUTO
Intanto mercoledì sera è giunto il nulla osta dall'autorità giudiziaria e i parenti della vittima hanno potuto fissare la data dell'ultimo saluto (lunedì alle 15.30 a Sant'Antonino), che sarà di sicuro molto partecipato, non solo perché la tragedia e le sue modalità criminali hanno scosso l'intera comunità, ma anche perché Ciano, com'era soprannominato Paro, era molto conosciuto in città per la sua attività di commerciante. Nativo di Silea, il settantaseienne nel corso della sua vita aveva abitato a lungo nel capoluogo della Marca e vi aveva anche condotto la sua attività lavorativa, gestendo per anni con l'amata moglie Lidiana, scomparsa nel 1998, un supermercato in piazza del Grano e poi un bar a Fiera. Vedovo da oltre vent'anni, senza figli e senza fratelli, Paro lascia due nipoti, in particolare Monica, a cui era molto legato e che per rendere giustizia allo zio, attraverso il responsabile della sede di Treviso, Diego Tiso, si è affidata a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini. «Quella macchina - afferma Monica -, da quanto ci hanno riferito alcuni testimoni, correva forte e il fatto che il conducente non si sia fermato conferma che era conscio di essere in colpa: mio zio procedeva tranquillamente a bordo strada. Non posso che unirmi all'appello del comandante della polizia locale di Treviso, che ringraziamo con il cuore per il grande sforzo investigativo che ha compiuto: i responsabili si assumano le loro responsabilità per il gravissimo atto di cui si sono macchiati, investendo una persona anziana e fuggendo senza soccorrerla. E chi era al volante si consegni alle autorità perché ogni giorno che passa aggraverà la sua situazione, anche se temo che, se è veramente tornato in Kosovo, non sarà facile trovarlo e fare in modo che paghi per ciò che ha commesso».
R.T.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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