I fan di Rose Villain le hanno ritrovato la sua moto, la sua passione.
La musica un'amore partito da lontano proprio con la moto: «Ho iniziato ballando, il mio strumento era il corpo. Poi ho frequentato il conservatorio di musica contemporanea a Los Angeles, specializzazione in canto. Lì ho imparato a suonare un po’ tutto. Ma suono tutto male, eh! Sul disco lascio fare ai pro». E in California è nata anche la sua prima band punk, The Villains.
Ora si scrive «testi e melodie. Per la produzione ho sempre collaborato. E quello con le idee più simili alle mie l’ho anche sposato». A La Repubblica parla anche del suo successo. Risponde a due "chiacchiere da bar". La prima: “Rose Villain ha successo perché è bella”. «Che cazzata gigantesca. Sa quante ce ne sono più belle di me che non hanno successo? E poi guardi che sono un maschiaccio, ai live si va con jeans e felpone».
Il padre
La seconda riguarda la famiglia, il papà imprenditore, è Franco Luini, CEO e fondatore del brand Tucano, una delle aziende più importanti e riconosciute nel settore del fashion e della moda in generale, che le ha permesso di esaudire ogni suo desiderio: «L’assurdità è che quando una donna ha successo bisogna sempre andare a trovare l’uomo che glielo ha fatto ottenere. Mio padre è un imprenditore, sì, ha inventato le copertine per le moto, ottimo, grande papà. Mi ha aiutata a studiare all’estero, verissimo e non senza sacrifici. Lo ringrazierò sempre perché ha creduto in me. Ma non è lui che scrive le mie canzoni».
Parla del film della Cortellesi e dei manganelli di Pisa: «Quelle immagini mi hanno spezzato il cuore. Ma come siamo messi? Chiedi pace e ti spaccano la faccia? Che schifo. Ora vorrei vedere genitori e ragazzi manifestare insieme».
La serie Netflix
Intanto è diventata una giudice per “La nuova scena”, talent Netflix dedicato all’hip hop. Una bella scommess:«Con Geolier e Fibra non volevamo spezzare cuori. Certo è un gioco, ci sono i voti, ma io ho voluto dare soprattutto consigli». Quest'estate Rose aprirà i concerti italiani dei Coldplay. «Voglio vederli nel backstage a cantare le mie canzoni! No, seriamente: mettere un piede all’estero con la mia musica è il sogno più grande che ho». Il suo primo concerto è stato invece a Milano. Nessuno stadio, nessun club. Ma la scuola di canto. «Ero afona davanti a 400 persone. Dovevo fare Gli uomini non cambiano di Mia Martini. Ci riuscii solo grazie all’adrenalina»