Di Maio: «Rischio di tensioni sociali, girerò la Ue per aiutare il turismo»

Sabato 23 Maggio 2020 di Simone Canettieri
Luigi Di Maio

Ministro Luigi Di Maio, ha condiviso l’intervento del deputato M5S Ricciardi sulla sanità lombarda? 
«Guardi, in un momento in cui la crisi sanitaria è ancora in corso - e quella economica comincia sempre più ad assumere una dinamica preoccupante - credo sia giusto mostrare senso di unità nazionale. Non è questa l’ora di puntare il dito o di mostrarci divisi agli italiani. Il discorso qui non riguarda Ricciardi ma è più generale e riguarda tutti. Non ieri, ma nelle ultime settimane abbiamo infatti assistito a toni da campagna elettorale giunti da ogni parte».

Teme per la tenuta del Paese?
«Sì, il rischio che lo stato di tensione registrato nelle aule parlamentari possa allargarsi anche al di fuori del Palazzo c’è. La politica ha il compito e il dovere di salvaguardare la tenuta del Paese».

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Il governo dovrà rivedere il ruolo delle Regioni e l’esigenza che lo Stato torni a gestire centralmente la sanità?
«Parleremo di tutto, ma a emergenza finita».

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Non trova che i governatori, seppur giustificati dalla trincea, si siano mossi in alcuni casi in maniera troppo autonoma creando conflitti continui?
«Quel che credo e che nessuno oggi possa arrogarsi il diritto di esprimere un giudizio sui governatori. Sono le persone che insieme ai sindaci hanno vissuto i momenti più drammatici, hanno visto negli occhi delle persone la sofferenza, quindi non mi sentirà mai dire questo o quell’altro ha sbagliato, perché in questa crisi tutti possono aver sbagliato».
 


 
Questa fase 2 sembra iniziare all’insegna del caos. L’ultimo caso è quello delle zone rosse escluse dai fondi. Si capisce l’emergenza, ma possibile che certi decreti siano così approssimativi?
«Sui fondi ai comuni zone rosse non ci possono essere preferenze o esclusioni. Non esistono comuni di serie A o di serie B. Quello che ha vissuto la gente di Ariano Irpino e di altri comuni del centro sud non è da meno. Confido nel fatto che in fase di riconversione siano apportate le modifiche necessarie al decreto».

Da ministro degli Esteri, come pensa di convincere i suoi omologhi a incentivare il turismo in Italia?
«Qui non si tratta di convincere, tutto dipende dalla nostra situazione interna. Certo, i dati sono incoraggianti, ne parlo e ne continuo a parlare ogni giorno con i miei omologhi. Con Mass i contatti sono intensi e cordiali, ma come Italia già abbiamo ottenuto il risultato di sospendere in Europa qualsiasi iniziativa bilaterale e possibili corridoi turistici. Questo era il primo passo».

Bene, e il secondo?
«Fare in modo che soprattutto i cittadini tedeschi possano venire in vacanza da noi. Ne hanno bisogno le nostre strutture ricettive, il comparto alberghiero, i nostri ristoratori, insomma la nostra economia e con il ministro Franceschini stiamo lavorando in tandem sul dossier. Se necessario dopo il 3 giugno mi recherò in Germania, Slovenia, Austria per parlarne direttamente con i miei colleghi. Mentre il 4 vedrò Le Drian a Roma: una occasione per mostrare il reale stato di salute del nostro Paese».

E cosa risponde ai corridoi proposti dall’Austria?
«I corridoi violano lo spirito Ue, lo ha detto anche Berlino appoggiando la nostra linea e lo abbiamo chiarito nell’ultimo vertice. La Germania ci ha dato garanzie in questo senso. Mi faccia dire che con gli egoismi l’Europa non va da nessuna parte».

Come si colloca nei confronti degli Usa che chiedono un’inchiesta sull’origine del virus che tenga fuori in chiave anti-Cina l’Oms? L’Italia da che parte sta?
«Guardi l’Italia ha fatto suo un principio all’inizio di questa crisi: la trasparenza. Siamo stati trasparenti e chiediamo trasparenza a tutti i nostri partner. Per quanto riguarda l’origine del virus è giusto fare luce anche per correggere errori nel futuro».

E quindi? 
«Colpire o alimentare scontri aiuta poco ora, a mio avviso. Il mondo deve mostrarsi unito davanti a questo virus. E credo sia sempre opportuno affidarsi alla scienza, fermo restando che prendiamo seriamente le preoccupazioni di Washington, nostro principale alleato. Come Italia e insieme all’Ue stiamo quindi condividendo l’iniziativa che una inchiesta autonoma e indipendente, con l’appoggio dell’Oms, sia aperta».

Il premier Conte fa trapelare che il Mes sarebbe «una possibilità» per l’Italia. Lei è pronto a insistere sul no al costo di mettere a rischio la maggioranza oppure si allinearà alle parole del presidente del Consiglio?
«Al presidente ho sentito dire il contrario più di una volta, veramente. E c’è molta fiducia nelle sue parole, soprattutto da parte della forza politica che rappresento. Ad ogni modo c’è una partita ancora in corso. Abbiamo fatto dei passi avanti importanti ma ad oggi non ci sono ancora certezze sul Recovery, su cui puntiamo».

E’ nata intorno al coronavirus una nuova diplomazia?
«Mi faccia ringraziare tutto il corpo diplomatico per quanto fatto fino ad oggi. Le dimostrazioni di vicinanza ricevute dall’estero sono state tante, commoventi. Stiamo non a caso lavorando per istituire un Giorno del ringraziamento italiano, proprio al fine di riconoscere da qui in avanti l’aiuto che molti Paesi amici ci hanno fornito in uno dei momenti più difficili della nostra storia».

Le mozioni su Bonafede sono state respinte, ma Renzi continua a dire che le sorti del governo dipendono da lui: realisticamente come può immaginare che il governo possa durare fino al 2023 in queste condizioni?
«Il governo è solido, pensare di farlo cadere in questo momento sarebbe folle. Non è un’opzione nemmeno il rimpasto, di cui qualcuno parla. Bisogna piuttosto lavorare per dare risposte al Paese».

Sì, ma dopo Conte esiste solo il voto o comunque la parola spetterebbe al parlamento?
«Mi faccia dire che solo in Italia si parla di far cadere il governo nel bel mezzo di una pandemia e lo trovo assurdo. Per quanto riguarda le prerogative costituzionali non sono certo opinabili, anzi sono ben chiare, non esistono automatismi».

Il nome di Draghi cosa le evoca?
«Una persona autorevole il cui nome è usato per fare polemica politica, tutto qua».

Il problema però è anche la tenuta del suo M5S: a proposito da quando si è dimesso non se n'è mai andato. Insomma il futuro del M5S può prescindere da di Di Maio?

«A me sembra invece che il M5S stia dando dimostrazione di grande compattezza. Ci si confronta su vari temi ma è naturale che sia così. Crimi sta facendo un ottimo lavoro e per quanto mi riguarda tutti dobbiamo lavorare per far crescere il Movimento, perché non perda la sua vocazione governativa, dobbiamo puntare a questo. Si riesce ad incidere stando al governo, il Paese si chiama non solo con la protesta ma anche con i fatti, che sono fondamentali».

Perché Rousseau sembra sparito dal dibattito interno? Va rivisto anche il ruolo della piattaforma?
«Sono dietrologie che fate voi cronisti, la piattaforma ha sempre dato un contributo enorme e continua a darlo».

E’ a favore della ricandidatura di Raggi?
«Incontrerò a breve Virginia».

Lo ammetta state per rivedere il vincolo del secondo mandato: se domani si tornasse al voto l’attuale classe dirigente del M5S, a partire da lei, sarebbe fuori.
«Non rispondo mai ai se. Davanti abbiamo 3 anni di governo, bisogna concentrarsi su questo». 
 

Ultimo aggiornamento: 15:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA