Autunno a Roma, luoghi e consigli per il “Floral foraging” nella stagione più romantica dell’anno

Mercoledì 20 Ottobre 2021 di Sabrina Quartieri
Floral foraging durante il festival Floralism (foto di Cristina Crippa)

Un trionfo di fiori, piante e fronde di alberi dalle sfumature sofisticate è il protagonista assoluto dello spettacolo che inscena la natura in autunno, quando si veste delle calde tonalità del dorato, dell’aranciato, del rossastro e del vinaccia. Basta inoltrarsi nelle ville o nei parchi pubblici di Roma in questo periodo dell’anno, per ammirarne la bellezza, grazie alla presenza di tanti gioielli botanici di grande seduzione. Preziosi doni dal fascino senza tempo che, con un po’ di cura e fantasia, possono diventare gli elementi da usare in una composizione floreale “fai da te”, per ricreare a casa o in ufficio, lo charme del mondo fuori nella romantica stagione che precede l’inverno. Ma per riuscirci, non basta trovarsi nel posto giusto con un paio di cesoie alla mano e sintonizzarsi con il proprio istinto. Il “Floral foraging”, l’atto legato al riconoscimento e alla raccolta, senza danneggiare la natura, di materiale botanico che cresce spontaneo negli spazi all’aperto, ha le sue regole.

Si tratta, infatti, di un’attività etica che vuole bene alla natura e con un suo “Fair play” da rispettare. Come orientarsi, allora, per agire responsabilmente? La parola all’esperta.

Spiega Faridé Fathi, Architetto del Paesaggio: «Sebbene ville e parchi pubblici romani siano generosi in abbondanza di fiori e piante, i regolamenti di tutela ambientale ci dicono che è vietato raccogliere, estirpare, danneggiare in alcuna maniera piante sia ad alto che a basso fusto, come anche piantumare o in qualche modo manomettere l’equilibrio naturale preesistente. Per stare sicuri, quindi, si può raccogliere solo ciò che è secco o che si trova “ai margini” (a ridosso delle reti, sui muretti, sul ciglio dei sentieri), se è spontaneo (cioè non piantumato) e in quantità», precisa Faridé. Mai rimuovere, invece, le piantumazioni soggette a manutenzione, come ad esempio siepi o aiuole, dai margini dei corsi d’acqua, soprattutto nelle Ville o nelle porzioni di parco urbano attrezzato; né, tantomeno, si possono recidere le specie protette come il Pungitopo e il Ciclamino. In occasione, poi, di manifestazioni particolari o di realizzazioni di orti e giardini tematici all’interno di tali aree, si deve richiedere un permesso.

Nel “Floral foraging” serve un po’ di pratica, per imparare a riconoscere le insidie di piante e fiori che, all’apparenza, si presentano solo come delle macchie di colore spettacolari. Se taluni di essi non hanno una sufficiente robustezza, tanto da appassire in poco tempo, se recisi, come nel caso della Fitolacca e dell’Amaranto, attenzione allo Stramonio e al Tasso. «Sono piante riscontrabili in questo periodo e fanno gola perché hanno le bacche rosse, ma sono pericolose per la loro tossicità, anche se questo vale solo se la pianta viene consumata», sottolinea Faridé. Nell’attività di raccolta è altresì fondamentale non essere avidi. Lasciare sempre qualcosa di bello da prendere a chi viene dopo è un atto gentile, ed è fondamentale, specie se ci si imbatte in un esemplare raro. Con queste regole da tenere bene a mente, ci si può finalmente inoltrare lungo i sentieri o i margini dei corsi d’acqua, con gli occhi bene aperti per osservare cosa offre la natura autunnale, e muniti di cesoie e di un cestino capiente, per portare a casa il materiale sufficiente a comporre un bel bouquet. 

Nella mappa dei luoghi migliori per fare “Floral foraging” a Roma ci sono le Aree verdi di maggiore estensione, come Villa Pamphili, Villa Ada e Villa Borghese (gestite dal Dipartimento di Tutela Ambientale di Roma); ma anche Il Parco degli Acquedotti e Il Parco della Caffarella, entrambi parte dell’Ente Parco dell’Appia Antica e, infine, le Riserve della Marcigliana, di Decima Malafede e di Monte Mario (appartenenti all’Ente Regionale RomaNatura). Se ogni stagione regala le sue meraviglie, in questo periodo tali “regni” mostrano diverse varietà botaniche facili da trovare e possibili da raccogliere, perché già essiccate: ecco che, tra esse, spiccano la Clematide Vitalba (semi alati), il Biancospino (bacche), la Fusaggine (bacche), la Rosa Canina (cinorrodi), i Cardi (scheletro), il Ginepro (sempreverde con bacche), le Graminacee e le Ombrellifere. A terra, non mancano Ghiande di Quercia, Acheni di Platano, Ricci di Castagno e Ippocastano, Pigne di ogni forma e misura o, ancora, foglie di Platano, Quercia, Acero, Pioppo, Ginkgo, Bagolaro e Ailanto. Ma come estirpare rametti e arbusti, senza fare male a piante e ad alberi e permettendo loro di rinascere? Spiega Faridé: «Stiamo sempre attenti a recidere dal basso con un taglio netto, pulito e obliquo rispetto al senso di caduta della pioggia. Se troviamo dei capolini contenenti i semi, occorre avere cura di rovesciarli nell’area dove li abbiamo visti». Terminata la raccolta, si passa alla creazione del bouquet. Ma senza avere paura di sperimentare, anche se si è alle primissime armi.

Racconta Carolina Galeazzi, floral designer: «È importante, quando realizziamo una composizione, visualizzare il materiale botanico attraverso i principi del design, per dare vita a qualcosa di equilibrato e armonico. È bene, quindi, non sottovalutare aspetti quali il movimento, le linee, l’equilibrio, i vuoti, lo spazio negativo, le texture e i colori». Proprio in autunno, è molto semplice trovare nella campagna urbana o nei parchi cittadini piante, fiori e rami essiccati di forme e colori che raccontano tali principi. Continua Carolina: «La Clematis Vitalba, con le sue estremità piumose e morbide, dette Achene, esprime perfettamente il senso della “texture”. La Lunaria, che in questo periodo dell’anno è già essiccata, con i suoi baccelli traslucidi è perfetta da utilizzare come “spazio negativo” per illuminare una composizione. Per il “movimento” si possono usare le Pampas, le Canne o le Ombrellifere come per esempio il Finocchiaccio selvatico: grazie alla loro forma esile ed elegante sono perfette per aggiungere quel dettaglio in più, il cui andamento non può che essere inserito sotto il principio delle “linee”», conclude Carolina. Ancora: mescolare a fiori e piante dalle calde nuances del giallo, dell’arancio e del rosso, magari dei frutti come delle piccole zucche, o i toni luminosi del metallo, è l’ideale per donare maggiore varietà a un’opera floreale capace di trasportare subito in un’atmosfera autunnale elegante e briosa.

Ma possono essere usati anche altri elementi décor, come la carta e i tessuti, per impreziosire ancora di più la composizione. Una volta realizzato il proprio bouquet “fai da te”, è fondamentale nel giudizio essere clementi con se stessi: qualsiasi sia il risultato ottenuto, non si deve dimenticare che, come in ogni cosa, la perfezione si raggiunge con la pratica. Per chi vuole provare ad accelerare i tempi, però, un modo c’è: a Roma, infatti, sono molti i corsi che insegnano a realizzare ad arte mazzi di fiori, ghirlande e centrotavola. Li propongono i raffinati atelier dei floral designer, dove si lavora nel rispetto della stagionalità, dell’ambiente e della sostenibilità. In centro, a due passi da piazza Farnese, è Dylan Tripp a offrire workshop che fondono lifestyle, storia dell’arte e flower couture (via di Monserrato 110); a Campo Marzio si apprende l’arte dell’Ikebana, una tecnica usata anche per il rilassamento mentale, con Akiko Gonda, maestra della scuola Sogetsu ed esperta nella realizzazione di una composizione di fiori secondo tre principi: linea, colore e massa (Atelier dell’Orso, via dell’Orso 83). A Monteverde, è il nuovo spazio Copihue Floral Studio con la Floral School di Gabriela Grandi e Carolina Galeazzi, ad accompagnare alla scoperta del proprio stile, attraverso lo sviluppo libero del potenziale personale, secondo un approccio contemporaneo alla bellezza (via Pasquale Revoltella 33).

Infine, in zona Piramide, è il laboratorio-studio di Alessandro Cambi a promuovere un ricco calendario di lezioni su come creare bouquet, ghirlande e composizioni, per portare lo spirito della natura in casa (via Ostiense 164/M). A Roma, tra l’altro, è nata una manifestazione ad hoc dedicata a questo mondo. Si chiama “Floralism” e anch’essa cura interessanti workshop nel corso dell’anno. Spiegano le due ideatrici Gabriela Grandi e Donna Sangiorgio: «Il festival di floral design nasce nel 2020 e si svolge ogni anno a ottobre. L’intento è promuovere e condividere il senso collettivo e accessibile di bellezza, tramite il fiore, per e con Roma». “Floralism”, infatti, prende sempre avvio da un’azione collettiva di “Floral foraging” con cittadini appassionati presso un Parco urbano come quello della Caffarella. Concludono Gabriela e Donna: «Con attenzione e cura, insieme, si dà luogo alla raccolta di materiale botanico e, allo stesso tempo, si contribuisce alla relativa rigenerazione, per fornire poi ai floral designer selezionati la materia necessaria per realizzare installazioni site specific, visitabili durante la tre giorni del festival».

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