Immobile a Londra, Parolin: affare opaco Becciu, non ho giocato coi soldi dei poveri

Mercoledì 30 Ottobre 2019 di Franca Giansoldati
Il cardinale Parolin

Città del Vaticano - E' stato un passaggio «piuttosto opaco». Dice proprio così il cardinale Pietro Parolin a proposito del famoso palazzo di Londra finito al centro di una inchiesta vaticana. «Una operazione sulla quale si dovrà fare luce, ma l'Obolo di San Pietro viene utilizzato in maniera adeguata, diciamo che quello è un episodio». La giornalista incalza il segretario di Stato. Eppure lo Ior vi ha denunciato accusandovi di gestire allegramente i soldi dei poveri. «Secondo me li gestiamo bene. Si sta lavorando per chiarire tutto».

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Parole, quelle di Parolin, che pesano come macigni e sembrano tirare in ballo indirettamente la gestione passata di quando era Sostituto il cardinale Angelo Becciu che, in serata, all'Ansa, affida parole amare. Per tutto questo tempo si era imposto il silenzio nonostante diversi articoli che lo tiravano in ballo. «Contro di me sono accuse infanganti che respingo in modo fermo e sdegnoso. Ho la coscienza a posto e so di aver agito sempre nell'interesse della Santa Sede e mai mio personale. Chi mi conosce da vicino lo può attestare». L'accusa che più lo ha ferito è di essere stato dipinto come uno che gioca coi soldi dei poveri. «Mai e poi mai ho fatto una cosa del genere. Se mi sono venuti in mano soldi con tali finalità ho sempre rispettato il loro destino. In Segreteria di Stato avevamo un fondo intitolato: soldi dei poveri». Becciu che è stato Sostituto fino al 2018, spiega che l'Obolo di San Pietro - che raccoglie ogni anno 70 milioni di euro - serve sia per sostenere i costi dello Stato, come per esempio pagare gli stipendi di circa 4000 persone ogni mese, poi le nunziature sparse nel mondo oltre che per i poveri. Chiarisce inoltre che l'operazione dell'immobile di Londra è prassi consolidata visto che sin dai tempi di Pio XII il Vaticano ha investito le sue risorse in immobili. «Ci è stata avanzata la proposta di questo storico ed artistico palazzo e quando fu fatta e realizzata non c'era niente di opaco. L'investimento era regolare e registrato a norma di legge. La sterlina, a quel tempo, appariva come una interessante valuta di diversificazione rispetto al continuo fluttuare dell'euro e del dollaro. Al riguardo, non si deve dimenticare che la maggior parte delle entrate della Santa Sede sono in dollari, ma la stragrande maggioranza delle uscite, sono in euro. Si cercava pertanto un investimento immobiliare sul lungo o lunghissimo termine, non certamente un investimento di carattere speculativo».

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Il cardinale spiega che le difficoltà sono sopraggiunte con il socio di maggioranza, il finanziere Raffaele Mincione. E lì Becciu sembra togliersi qualche sassolino: «Egli infatti, disattendendo le indicazioni reiterate in innumerevoli occasioni, anche per iscritto, continuava ad investire in attività che la Segreteria di Stato non poteva assolutamente condividere né approvare. Gli era stato espressamente detto di non investire in Carige, e lui ha investito in Carige. Gli era stato detto di non investire nella Banca Popolare di Milano e lui ha investito nella Banca Popolare di Milano. Lo stesso vale per Retelit. Gli era stato detto e ridetto di no. Si volevano i classici investimenti della Segreteria di Stato: a capitale garantito e non di carattere speculativo». Mincione fu quindi liquidato ma a quel punto però Becciu era già stato promosso cardinale e trasferito alla Congregazione dei Santi. «Non so cosa sia successo dopo. Mi dicono però che quello storico ed artistico palazzo è ora totalmente della Santa Sede e che se venduto renderebbe un valore nettamente superiore rispetto al prezzo per il quale fu comprato».

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La denuncia che si trattava di una operazione opaca era stata presentata al Tribunale Vaticano dallo Ior e dall'Ufficio del Revisore dei Conti. I magistrati vaticani hanno autorizzato subito una perquisizione in Segreteria di Stato che ha portato alla sospensione cautelativa dal servizio di cinque dipendenti che da questo mese sono senza stipendio e senza nemmeno essere indagati e per quali reati. Nel frattempo l'ex capo della Gendarmeria, Giani veniva silurato dal Papa per avere diffuso una foto segnaletica con il volti e i nomi dei cinque funzionari, tra cui una donna. Nel frattempo l'Aif, l'Authority finanziaria che vigila sull'antiriciclaggio e ha rapporti in Europa con Moneyvall, è uscita pubblicamente a difendere a spada tratta l'operato svolto correttamente di uno dei cinque funzionari finiti nei guai. Il comunicato è anche stato pubblicato dall'Osservatore Romano. Come a dire che la guerra per gestire il tesoretto del Papa non sembra per niente risolta.

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