Tor des Géants, 300 chilometri di corsa
tra le vette della Val d'Aosta

Giovedì 12 Settembre 2013 di Marco Berchi
Tor des Géants, 300 chilometri di corsa tra le vette della Val d'Aosta

Oyace, 20 km da Aosta, 1367 m. di quota, 226 abitanti. Sono le 11,30 di gioved 12 settembre e nel bel salone polivalente, sotto al campo da calcetto, i bambini della pluriclasse che raduna I, II e III elementare sono seduti su una lunga panca. Di fronte a loro un andirivieni di tizi in tute attillate e zainetti; qualcuno si massaggia i piedi, altri sorseggiano tè caldo, altri ancora addentano banane e salami. In un angolo su una brandina c’è uno che dorme, nell’angolo opposto, dietro a una tenda, medici e infermieri in divisa sgargiante.

È il primo giorno di scuola, che ci fate qui? La maestra sorride, spiega «questo signore è un giornalista!» e risponde: «Sì, è il primo giorno di scuola ma oggi passava di qui il Tor des Géants (www.tordesgeants.it) e questo per Oyace è l’evento dell’anno. Quindi abbiamo portato qui i bambini per vedere i concorrenti e i volontari».

IL TOR

Maestra e bambini fanno capire bene cosa è diventato il Tor des Géants per la Valle d’Aosta. Ne abbiamo parlato con un’ampia pagina sul Messaggero, sul sito (www.tordesgeants.it) troverete statistiche e dati ma quel che conta è che l’endurance trail più duro del mondo, 330 km di corsa o a passo veloce con 24mila metri di dislivello in salita più quasi altrettanti in discesa, oltre 700 concorrenti e un tempo massimo di 150 ore (avete letto bene), è entrato nel cuore della gente della Valle e delle valli e, da puro evento sportivo, è diventato parte dell’orizzonte della popolazione. Certo, non manca chi critica, chi ignora, chi sbeffeggia ma il Tor pare proprio essere diventato un pezzo di vita della Valle d’Aosta.

LA TRAGEDIA

Ma, diceva uno scrittore, la morte fa parte di una definizione della vita. E così la comunità del Tor è stata colpita come una frustata dalla notizia della morte tremenda di Yuan Yang. Era partito dalla Cina, meglio dalla Mongolia cinese, per partecipare, esordiente. La morte lo ha colto domenica sera sotto il colle della Crosatie, in una lunga discesa notturna (il Tor si corre senza interruzioni a piena discrezione di ciascun partecipante che si gestisce come meglio crede), durante il momento di maggior violenza del maltempo che ha flagellato la prima parte della gara. Yuan è scivolato e battendo il capo contro un masso ha riportato un fatale trauma cranico. Difficili quanto inutili i soccorsi, difficilissimo il recupero. Sotto shock i compagni che hanno assistito al dramma e tutti coloro che via via ne venivano a conoscenza.

Fermare la gara? Gli organizzatori d’intesa con la Regione hanno deciso di proseguire. Il Tor si è vestito a lutto: clima mesto, esultanza e tifo trattenuti, manifesti in ricordo di Yuan firmati dai big e da tutti i concorrenti, mobilitazione per supportare amici e parenti nelle operazioni di trasferimento del feretro. Soprattutto, gli organizzatori di Valle d’Aosta Trailer e la Regione autonoma hanno aperto una sosttoscrizione in favore delle famiglia di Yuan Yang.

A partire da oggi e sino al 31 ottobre tutti potranno contribuire. Ecco i dati:

Conto corrente intestato alla Società Valle d’Aosta Trailers, via Roma 98, 11013 Courmayeur.

IBAN IT 36 R 01030 31560 000002115744

BBAN R 01030 31560 000002115744

BIC PASCITM1AO3

Causale: DONAZIONE PER YUAN

L’iniziativa ha già il supporto di enti e sponsor, sarà possibile versare anche durante la premiazione di domenica e dell’esito della raccolta e della relativa destinazione dei fondi verrà data informazione sul sito del Tor.

LA GARA

Impossibile sintetizzare vicende umane e sportive che si dipanano su percorsi così complessi e lunghi come le due Alte Vie valdostane, con così tanti partecipanti e per così tanto tempo. Non si è certo allo stadio e bisognerebbe essere lì, sui colli, di notte per capire e forse non basterebbe neppure. Il Tor, in fondo, ha un unico respiro — quello della sua unicità di performance sportiva — e due polmoni: quello più competitivo e quello di pura sfida a se stessi.

Dal punto di vista della competizione l’edizione 2013 è stata strabiliante. Basterà dire qui che il basco Iker Karrera ha tagliato il traguardo di Courmayeur mercoledì mattina alle 8,21 con il tempo stupefacente di 70 ore, 4’ e 15”. Fate mente locale sui dati di percorso citati poco fa e vi renderete conto.

Al secondo posto il vincitore del 2012, l’altro spagnolo Oscar Perez, in 70 ore e 29’. Perez lo scorso anno aveva impiegato sei ore in più. Terzo e primo degli italiani il valdostano Franco Collé. Valdostana anche la prima donna giunta al traguardo, Francesca Canepa, di Courmayeur, che ha bissato il successo dello scorso anno. Strabilianti anche i suoi dati: 88 ore e 11’, 15° posto assoluto, 11 ore di miglioramento e quasi tre di distacco sulla seconda, la spagnola Nerea Martinez (20 assoluta). Terza e 25 assoluta ancora un’italiana: Emanuela Tonetti.

DENTRO IL TOR

Mentre scriviamo il Tor des Géants è ancora in pieno svolgimento, dato che il tempo limite per arrivare a Courmayeur è fissato per sabato 14 alle ore 16. Al momento (serata di giovedì 12) sono ancora in corsa 410 partecipanti a fronte di 295 che si sono via ritirati.

Gli atleti vengono da 40 nazioni diverse e la componente più importante è di quello che abbiamo definito il “secondo polmone”. Trattasi di appassionati assolutamente dilettanti che hanno scoperto — spesso è stata una folgorazione — questo modo duro e difficile di andare in montagna. Un attrezzatura tecnica leggera e performante, durissimi allenamenti per almeno un anno, tanta passione, il supporto (non sempre quando ci si allena, quasi sempre durante la gara) di famigliari e amici. Con questi ingredienti si affronta il fantastico anello del percorso che attraversa tutte le vallate laterali della Vallée.

È importante capire che ogni atleta di deve autogestire: che ritmo tenere, come vestirsi, quando e cosa mangiare e soprattutto quando e dove dormire. Il percorso è ritmato in sette settori mediamente di 45/50 km ciascuno che si percorrono senza soluzione di continuità. Oltre ai km però conta il dislivello, salite e discese. Nei 43 punti ristoro ufficiali e in quelli spontanei allestiti dalla gente nei vari paesi di fondovalle e nei rifugi si trovano cibi locali, cibi energetici, bevande calde e fredde. Nelle sette basi-vita, oltre alle vivande sono a disposizione locali per riposare al caldo, equipe mediche e supporto logistico con il trasporto dell’equipaggiamento per cambiare scarpe o indumenti. Può quindi capitare che un atleta si fermi pochi minuti in una base-vita e poi sosti lunghe ore per dormire nella successiva.

Dosare le forze, conoscersi, resistere ai quasi inevitabili crolli psicologici è decisivo. Questi ultimi sono i più insidiosi, insieme agli acciacchi, alle vesciche, ai dolori e alle infiammazioni a tendini e articolazioni sottoposti a stress pesantissimi. Bisogna provare per capire cosa significhi trovarsi di notte a 3mila m. di quota, da soli, con la sola luce della lampada frontale e magari, come quest’anno, con temperature vicine allo zero, dopo giorni di marcia ininterrotta.

Qui sta l’elemento più discusso del Tor, quello che fa dire a molti: cose da pazzi. E infatti la morte di Yuan Yang in quella notte di tregenda ha avuto l’immancabile coda di critiche e polemiche.

IL CONCORRENTE ROMANO

Sono salito a cercarlo stamattina, con il supporto di Eric, un efficiente funzionario dell’assessorato regionale dell’Agricoltura e delle risorse naturali, e del suo fuoristrada. Si chiama Andrea Scaranari, ha 40 anni, lavora a Mediaset, vive a Roma con la moglie Sabrina, il figlio Leandro e il cane Nana. Tutti e tre lo hanno seguito in Valle e stamattina erano a Courmayeur. A Oyace troviamo per caso il padre, Roberto, generale in congedo del Genio Alpini e con lui aspettiamo Andrea che, poco dopo le 11, sbuca dal sentiero che scende verso il paese. Zoppica vistosamente per una dolorosa infiammazione alla tibia sinistra ma ha tutt’altro che voglia di passare per eroe. Scaranari ha scoperto il Tor grazie a un amico che gliene ha parlato e, con alle spalle un po’ di esperienza escursionistica, ha iniziato ad allenarsi. Il che tra Roma e Ostia non è facilissimo, dato che i dislivelli sono… abbastanza ridotti.

Prima di affidarsi ai medici per ridurre l’infiammazione e prima di telefonare alla moglie scambia gentilmente due parole con il giornalista intruso. È contento, al suo primo Tor, di aver percorso il primo tratto al passo di Perez, che arriverà secondo, e di essere arrivato a metà gara al 37° posto; il che è davvero fenomenale. A Donnas ha avuto una crisi e voleva ritirarsi ma ha tenuto duro anche se poco (si fa per dire) più avanti, sul pianoro di Loo, ha avuto paura: notte, freddo, condizioni proibitive, solitudine. Con due francesi ci si è fatti coraggio e si è trovato rifugio in un casotto. Scaranari usa una parola precisa: ci siamo salvati.

Mentre scrivo ha superato la durissima discesa verso Ollomont e sta per iniziare l’ultimo settore, è 119°, una posizione ancora straordinaria per un esordiente. Potete seguirlo anche voi. Sul sito www.tordesgeants.it cliccate il pulsante giallo “Live gara” e inserite il suo cognome. Allo stesso modo potete seguire l’altro residente a Roma che risulta ancora in gara: Stefano Corrado, pettorale 861. Al momento è 233°.

Gli altri cinque iscritti residenti a Roma e provincia o non hanno ritirato il pettorale e non hanno preso il via o si sono ritirati nel corso della prima tappa, quella flagellata dal maltempo.

LE AUTORITA’

Fabrizia Derriard, dinamica sindaca di Courmayeur, dice che il Tor «è entrato nello spirito della gente che qui vive della montagna e nella montagna». No, non c’è affatto rigetto nei confronti di questo strano modo di andare per i monti. «Fare il Tor è senza dubbio un modo nuovo per paragonarsi con la montagna. Ma è un modo — ed è quel che conta — in cui la persona si mette in gioco con lealtà e con tutta se stessa. Questo la nostra gente lo ha colto e lo apprezza. Ed è per questo che molti concorrenti sono valdostani come la nostra grandissima Francesca Canepa».

Aurelio Marguerettaz, assessore regionale al Turismo, Sport. Commercio e Trasporti, a domanda risponde: «ll Tor ha un budget di 600mila euro. Duecentomila li stanzia la Regione, il resto viene dagli sponsor (i principali sono Montura e Tecnica ndr.) e dalle iscrizioni (400 euro a testa ndr.)». Anche Marguerettaz insiste sul rapporto con il territorio e con la gente: «Tutte le diversità del microcosmo valdostano hanno modo di esprimersi; il territorio si è messo in mostra attraverso il suo volto migliore, quello delle centinaia di volontari e poi il Tor è anche un laboratorio per gli aspetti medici e per i materiali». Torna, in conclusione e mentre si attendono ancora gli arrivi di centinaia di concorrenti, la tristezza per la tragedia di domenica sera. «Come negare che il dubbio di fermare il Tor ci sia venuto? La decisione di proseguire è stata delicata ma eravamo convinti che quello fosse il modo migliore per onorare la memoria di quell’amico scomparso così tragicamente. Un amico che, non dimentichiamolo, è partito dalla Mongolia cinese per venire a godere della bellezza delle nostre montagne! La risposta della gente ci ha via via confortati e ora ci auguriamo che la sottoscrizione che è stata lanciata documenti la vicinanza di tutti alla famiglia. Posso inoltre annunciare a nome di tutta l’organizzazione, che un cippo ricorderà perennemente Yuan sul luogo del tragico incidente».

Ultimo aggiornamento: 13 Settembre, 16:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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