Strage di Santo Stefano di Cadore: ricostruito l'incidente. Angelika Hutter non perse il controllo della sua Audi - Foto e Video

Mercoledì 11 Ottobre 2023 di Giovanni Longhi
Strage di luglio: ricostruito l'incidente. Angelica Hutter non perse il controllo della sua Audi

SANTO STEFANO DI CADORE (BELLUNO) - Tragedia di Santo Stefano di Cadore. La Fiat Bravo color champagne sbuca dalla semicurva che l’interregionale della val Degano disegna prima di immettersi nel rettilineo di via Udine: siamo a Santo Stefano di Cadore nel tratto di strada dove il 6 luglio la 30enne tedesca Angelika Hutter alla guida di un’Audi nera salì sul marciapiedi e a una velocità stimata tra i 70 e i 90 all’ora falciò alle spalle il piccolo Mattia Antoniello di 2 anni che si trovava nel passeggino portato dal papà Marco Antoniello, 47 anni che camminava a fianco della suocera Maria Zuin, 64 anni di Favaro Veneto. L’uomo e la donna vennero proiettati a una trentina di metri di distanza dal punto dell’impatto e morirono sul colpo, il piccolo cuore di Mattia si fermò poche ore dopo in ospedale a Belluno dov’era stato trasportato con un volo disperato a bordo dell’elicottero del Suem 118.


LA RICOSTRUZIONE DELL'INCIDENTE


Ieri il traffico è stato bloccato nei due sensi di marcia per permettere ai carabinieri del nucleo investigativo di Belluno di eseguire l’esperimento giudiziale disposto dalla Procura. Si tratta di una simulazione con l’obiettivo di acquisire la prospettiva della guidatrice, per capire dall’interno dell’abitacolo cosa possa essere successo in quegli attimi di follia. Così nel momento in cui la Fiat Bravo con la telecamera accesa all’interno è spuntata da dietro alla semicurva, tre carabinieri in borghese uno dei quali spingeva un passeggino hanno iniziato a camminare sul marciapiedi. La Bravo li ha sfiorati puntando poi al lampione ancora divelto contro il quale la Hutter urtò spaccando sospensioni e ruota anteriore sinistra; per l’inerzia l’auto rimbalzò in strada attraversando la carreggiata e salendo con la ruota anteriore destra sul marciapiedi opposto per poi ridiscendere e fermarsi dopo un allucinante zigzag a pochi metri dai corpi senza vita di Antoniello e Zuin.

Anche la Bravo ieri ha eseguito identiche traiettorie per due volte di fila. Poi i manichini, che erano stati collocati esattamente nel punto in cui erano atterrati dopo l’investimento quel giorno maledetto, sono stati rimossi, la strada è stata riaperta e il traffico da e per Sappada, rimasto bloccato per circa 40 minuti ha potuto defluire smaltendo le lunghe code che si erano create.


L’ESITO DELLA PERIZIA


Il primo riscontro registrato ieri a caldo confermerebbe che Angelika Hutter non ha perso il controllo del mezzo. Un elemento inquietante soprattutto se sommato a quelli già acquisiti: nel suo sangue dopo l’incidente non venne trovata traccia di alcol e neppure di sostanze stupefacenti, la perizia confermò che l’auto era perfettamente funzionante, altri accertamenti stabilirono che la donna al momento dell’impatto non era distratta dal telefono.

Nei suoi confronti la Procura nelle scorse settimane aveva disposto una perizia pischiatrica che è ancora in corso

Alla ricostruzione di ieri hanno assistito il procuratore capo di Belluno Paolo Luca e il pm titolare del fascicolo Simone Marcon che però alla fine non hanno aggiunto nulla o quasi. Luca ha confermato che le immagini video girate dall’interno dell’auto saranno allegate agli atti. Alla simulazione era presente anche il consulente della famiglia, Mario Piacente, per la 3A. 


ANGELICA NON RIESCE A RICOSTRUIRE QUEI MOMENTI


Angelika Hutter si trova alla Giudecca e il suo legale d’ufficio, Giuseppe Triolo, minacciato di morte sui social proprio per la sua difesa della Hutter, ha confermato che la sua assistita si trova in un grave stato di difficoltà psicologica, tale da non riuscire a ricostruire quegli attimi della tragedia. «Sto cercando di comprendere cosa sia effettivamente successo», ha detto ieri Triolo. La misura cautelare in carcere che la legge fissa in 6 mesi al massimo scade tra un paio di mesi entro i quali la Procura deve richiedere il rinvio a giudizio. Sulla donna grava l’accusa di omicidio stradale plurimo. Tra le persone che ieri hanno seguito la ricostruzione c’era anche il maresciallo dei carabinieri Mirko Proietti, comandante della stazione di Santo Stefano di Cadore che quel giorno si trovava in casa, esattamente sopra al punto della tragedia. Fu il primo ad accorrere quando sentì il botto dei corpi caricati sul cofano e lanciati a 30 metri di distanza. «Non c’era più nulla da fare - ha sussurrato ieri con gli occhi bassi - la guidatrice era seduta sulle scalette di un’abitazione, immobile».

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Ultimo aggiornamento: 13 Ottobre, 11:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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